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venerdì 11 maggio 2012

Il seducente terrorismo sedicente

Tutto nell’attentato al manager Adinolfi a Genova lo dice terroristico: l’“obiettivo”, l’ora, il luogo, la moto, i caschi, l’arma, la mira. Ma la Procura indaga “in tutte le direzioni”. Anzitutto sulla famiglia cioè, se Adinolfi era in lite in casa, era separato, aveva un’amante. E poi sui conti personali e aziendali. Al terzo giorno arriva la rivendicazione e la Procura esita, distingue, fa la filologia: lo stile, la grafica, la sigla. Al quinto giorno il Procuratore Capo distingue: “Mi rifiuto di indicare linee d’indagine privilegiate perché sarebbe già una scelta”. La cosa è imbarazzante per gli inquirenti veri, e il capo della Polizia Manganelli deve dire che s’indaga “nell’area antagonista armata, dove sfumano i confini tra gruppi marxisti-leninisti e anarco-insurrezionalisti”.
Il Procuratore Capo di Genova parla come Pilato. Per un fatto quindi caratteriale, o culturale. Me è l’eco di una non remota epoca in cui, alla rai nei giornali se non nelle Procure (allora si ammazzavano i giudici) il terrorismo era “sedicente” – o era un refuso per seducente?

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