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giovedì 10 maggio 2012

In fuga dal “Corriere”

I manager che piacevano agli azionisti si sono rifiutati, ci sono solo autocandidature, al posto di amministratore delegato della Rcs Media, l’azienda più prestigiosa di Milano, anche se non la più remunerativa. Per mascherare l’insuccesso, il consiglio d’amministrazione procederà lunedì a cambiare la società incaricata della ricerca. Ma la nuova ricerca non sarà facile. E il motivo è semplice: l’azienda è ingovernabile. Con un gruppo di azionisti di riferimento non coeso, e un ponte di comando non rappresentato nel patto di sindacato.
Tutto farebbe riferimento a Giovanni Bazoli. Col sostegno di Giuseppe Rotelli, l’industriale della sanità, che è a questo punto l’azionista di riferimento del gruppo (dichiara una quota del 17 per cento, ma ne avrebbe il 25). Dall’inizio del mese la quota di Rotelli è emersa, il titolare è vice-presidente del gruppo, ma in rappresentanza della “minoranza”, fuori dal patto di sindacato. È un’alleanza trasversale, insomma, che governa il gruppo, non il patto di sindacato.
Nel patto di sindacato, d’altra parte, non c’è sintonia. La Fiat ha fatto atto di sottomissione a Bazoli, ma con sofferenza. Altri si sono allontanati (Generali), o ambirebbero farlo (Benetton). Della Valle si è ribellato e fa campagna per un rinnovo del patto, da alcuni mesi ormai, ma è rimasto solo.
L’ingovernabilità della Rcs non è nuova. Già nel 2006 l’ultimo amministratore indipendente, Vittorio Colao, aveva abbandonato l’azienda dopo una breve esperienza. Ma ora si doppia con la turbolenza tra i soci, tra chi conta e chi no.

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