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domenica 16 settembre 2012

Scatta la trappola alla Fiat

Non c’è la recessione, non ci sono i licenziamenti in massa, non ci sono 140 miliardi di nuova tasse da digerire, anzi le vendite di automobili raddoppiano ogni mese, e comunque il Nuovo Centro non deve spiegazioni. È la Fiat che deve spiegazioni, al Nuovo Centro: a Fini, patrono di Passera, e a Bazoli, patrono di Passera e Fornero, nonché del “Corriere della sera”. La trappola preparata da mesi, di cui l’improvvido Mucchetti diede notizia anticipata sul giornale a Ferragosto. Cosa ha minacciato la Fiat per doverla minacciare? Niente, né chiusure né tagli, ha detto che c’è la crisi. In ballo in realtà sono i debiti e i crediti del gruppo Fiat, su cui Intesa-San Paolo non guadagna abbastanza.
Della Valle è il detonatore, la spoletta. Non c’entra nulla, se non in quanto socio di Montezemolo, l’ultimo residuato di quelli che hanno distrutto la Fiat. E come longa manus di Bazoli quando c’è da far saltare qualcosa, alla Rcs, a Generali, e ora alla Fiat. Lo scopo dell’attacco è politico e affaristico. Nessuno a Milano ha dubbi su questo secondo aspetto. Marchionne è indigesto perché ha diversificato la provvista finanziaria. Il Nuovo Centro vi si aggancia perché non è diverso dal vecchio: attendista e senza idee. Se non quella che tutto è politica, cioè mani in pasta. Anche a costo di chiudere la Fiat, evento impensabile, perché no?

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