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domenica 8 dicembre 2013

E adesso, povero Napolitano?

I giornali finti compagni lo assalgono e lo ridicolizzano. Ezio Mauro su “Repubblica”, il professor Panebianco sul “Corriere dea sera”, la mafia degli antimafiosi sul processo di Palermo. Al governo del suo partito ha un democristiano professo: esagerato, manovriero, cinico più dei cavalli di razza, e vuoto come un doroteo. Mentre l’adorata Corte costituzionale dei dorotei scalfariani dichiara solo costituzionale il voto con la preferenza. Cioè il controllo del voto, e la compravendita.
Può sembrare anche un titano, il presidente che difende contro tutti l’onorabilità dell’Italia. Residua, debole, ma pur sempre inalienabile. Che parla giusto. Che dà all’Italia comunque un governo, se non altro per la faccia del mondo, di Angela Merkel, dei suoi accoliti a Bruxelles. E difende, almeno lui, il Parlamento, contro i parlamentari stessi senza dignità e i loro opportunisti presidenti: il Parlamento eletto è costituzionale, ben più della Corte omonima, di vecchi raccomandati.
Ma Napolitano è anche la dimostrazione che non ci sono mezze misure in politica. Non nella politica cannibale di questa Italia neo guelfa: democristiana, moderata, gattopardesca, dorotea, fintamente laica, fintamente sociale. Protetta dai media di affaristi e banchieri, che recitano la parte dei democratici e anzi dei democrat (sembra di sognare, ma era ieri, che le vedettes del Pd erano De Benedetti, Bazoli, Passera, Profumo, Modiano). 

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