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domenica 8 dicembre 2013

Il riformismo dev’essere violento

Non ci può essere governo in Italia. Un governo che governi. Chi ha tentato di proporlo ha fatto una brutta fine. Acculato a Gelli. Alla corruzione. E ora all’impeachment. Che sembrava, ed è, una buffonata, ma si fa finta che sia una cosa seria. Anche a costo di sparare contro un galantuomo.
Tutto, anche Grillo, anche l’(ex) odiato Berlusconi, pur di impedire la riforma. Il fronte cosiddetto media-giudici è in realtà un fronte affarismo-giudici. Non c’è giornalismo in Italia, ci sono i padroni del vapore, De Benedetti, Bazoli, Caltagirone. Cui i giornalisti s’inchinano, a partire dal principe dei giornalisti Scalfari, e i giudici tutti, dai sostituti procuratori ai giudici costituzionali, trovano conveniente inchinarsi.
Una riforma, anche solo elettorale se non costituzionale, che dia all’Italia un governo, con i poteri per governare, non deve passare. Non c’è riformismo possibile. Non contro l’apparato repressivo, di media, giudici e polizie. Contro il fascismo, cioè. Aggiornato, senza le leggi speciali.
Gli italiani votano, quando ne hanno la possibilità, per avere un governo – quanti referendum. Oppure non votano, per protesta, allo stesso fine. Ma non c’è niente da fare: il fascismo non si combatte con le intenzioni, siano pure buone e ottime. Tanto più oggi che il fascismo sa schierare ottimi professori, soprattutto “a sinistra”. I socialisti ne hanno fatto le spese, e ora gli ex comunisti.

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