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mercoledì 16 luglio 2014

Berlusconi deve cuocere a fuoco lento

E se le sentenze politiche a Milano fossero scritte, tra la Procura e  il Tribunale? Si chiedeva questo sito lunedì, a proposito della singolare preveggenza del “Sole 24 Ore” in materia di condanne e di post-condanne a Berlusconi, se fosse un caso di “profetismo”. Può essere. Ma restando tra di noi è un caso di cammino giudiziario pre-scritto, a prescindere dal dibattimento, tra la Procura e il Tribunale, tra Bruti Liberati e Tarantola. Non tutto il Tribunale è allineato, anzi tra i giudici prevalgono i sentimenti ostili alla Procura, per i privilegi di cui gode, ma la Procura sa manovrare i processi verso collegi giudicanti in linea, soprattutto il nucleo di donne molto di sacrestia come il giudice valtellinese. 
È un iter in un certo senso normale, non scandaloso. Una volta accertato che si facciano processi politici. Come è accertato e anzi professato dai giudici in questione. Bruti Liberati assegna i procedimenti ai sostituti Procuratori di sua fiducia, togliendoli al giudici naturali - e in tale gravissimo abuso è protetto dal presidente dalla Repubblica Napolitano. Tarantola è il giudice del processo Cusani, che inflisse pene doppie rispetto alle richieste dell’accusa, e impiantò, d’accordo con l’allora Procuratore Borrelli, il processo al partito  Socialista e a Craxi. Più politici di così: l’uno ex Pci, l’altro di sacrestia.
L’unica novità è che Borrelli e Bruti Liberati, pur essendo della stessa scuola giuridica, quella napoletana, del giudice sovrano, sono di affiliazioni politiche differenti, un andreottiano e un ex Pci. BrutiLiberati, e in questo senso si sente l’influsso di Napolitano, non vuole fare di Berlusconi un “martire”, come Borrelli cinicamente andreottiano fece di Craxi, ma lasciarlo cuocere a fuoco lento.
Non è normale, nemmeno in Italia, che si facciano processi politici. Ma questo non possiamo rimproverarlo a Bruti Liberati né a Tarantola, che sempre li hanno fatti senza camuffarsi. 

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