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sabato 25 ottobre 2014

Sogni esauditi

“Si sogna in estate, poi si smette”. E nel Nordland l’estate è breve. Ma “il grande Rolandsen” può sognare tutto l’anno, in tutte le stagioni, senza limiti, altrettanto fulmineo e illuso quanto è furbo e pratico. E da giovanottone affamato, poco vestito, infine disoccupato, farsi ingegnere, inventore, imprenditore e, all’ultima riga, innamorato felice. Un gioiello. Scritto da Hamsun con la mano sinistra, per divertimento, rapidamente nel 1904, nella pausa seguita ai romanzi dai “pugni chiusi” per cui era famoso, “Fame”, “Misteri” e “Pan”.
Uno scherzo con andamento favolistico. Il Buonannulla caro alla sua critica tedesca Hamsun sembra perfino teorizzarlo, caricandolo, come in maschera. Rolandsen è pur sempre hamsuniano, “con i nervi allo scoperto”, nelle parole del curatore Fulvio Ferrari (le quattro pagine di postfazione sono forse il miglior trattatello hamsuniano in circolazione), “sempre pronto all’atto paradossale, all’immediata traduzione del moto emotivo in gesto visibile”. Ma è anche felicemente pìcaro, e per una volta non dolentemente autobiografico – lo scrittore Hamsun si fece precedere da una biografia tormentata, veramente e non al modo rituale degli scrittori americani cui si rifà. Che a volte si trasforma in gigante. E mai smette di affabulare. Corteggia tutte le donne, burlone e gentiluomo, anche con le viperine e le irsute  – “non era facile trovarne un altro che sapesse come lui diffondere un po’ di gioia intorno a sé”, riflette rassegnata la moglie del parroco. Sa lottare “come uno scaricatore”, e cantare “come un ragazzino”. In un mondo sempre di terra e di mare, e isolato, ma non chiuso, senza le brume costanti, e con le stagioni, attese, vissute, rimpiante.  
Knut Hamsun, Sognatori, Iperborea, pp. 129 € 11,50

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