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venerdì 7 novembre 2014

Il trappolone

Il 23 sarà il giorno del giudizio per Renzi per più di un motivo. In Emilia-Romagna gli antirenziani del suo partito potrebbero semplicemente non andare a votare, come hanno fatto per le primarie. In Calabria, un’elezione vinta in anticipo rischia di ribaltarsi, di nuovo a favore del centrodestra. Senza colpa di Renzi, che in Emilia non ha imposto il suo candidato, semplicemente era l’unico, e in Calabria si è visto battere il suo da una coalizione di vecchi marpioni – imparentati col centro-destra: un locale casta.
In Calabria la sfida dei vecchi si è spinta fino al ridicolo del responsabile regionale della Cgil, sindacato localmente inesistente, che diffida Renzi dal partecipare all’assemblea del partito a Reggio a metà dicembre. Ma se il Pd vince, come è nei pronostici, non sarà la vittoria di Renzi. Mentre se perde, come ora è possibile, è la sua sconfitta. Prima elezione, prima sconfitta. È una sorta di trappola nella quale Renzi è stato costretto, e a cui difficilmente potrà sfuggire. Tanto più se, con o senza l’astensione, il Pd dovesse fare magra figura anche in Emilia-Romagna.
L’idea della trappola è peraltro di Renzi. Che non avrà candidati suoi alle regionali della primavera in Puglia, Liguria, Umbria, Marche, Toscana, e forse neanche in Campania e nel Veneto.
È come se Renzi riconsiderasse le sue opportunità. In un voto politico il Pd avrebbe vinto, e avrebbe vinto lui. Nelle Regionali lui non vincerà le elezioni, anche se il Pd vince, e potrebbe anche perderle.  

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