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sabato 1 ottobre 2016

La satira dello stile

Una superedizione, in originale francese con la traduzione di Umberto Eco, la prefazione dello stesso Eco alla prima ediizione italiana, e una postfazione di Bartezzaghi . nonché materili preparatori e una prefazione dello stesso Queneau nel 1963. Quasi di un classico. Che non è tale. È anzi una rivolta dell’auore contro se stesso, contro le possibilità o la desiderabilità della narrazione, tanto la rende inconsistente. Un anticipo di decostruzione, dall’interno, come un suicidio d’autore.  Prose brevi e brevissime, molto organizzate secondo i canoni della retorica e tuttavia umorali, quasi annoiate, di non-eventi, sogni, parodie, parodie della parodia, tutte bruciate all’acido dell’ironia – una satira più che un’impresa conoscitiva o pedagogica, amara. Eco ne vuole fare una poetica, ma Queneau sfugge, anche a lui.
Precursore, nel 1947, del teatro dell’assurdo, di Adamov e Ioneco, mette in scena (anche in senso proprio, molti cabarettisti vi si sono esercitati quando c’era l’arte del cabaret), un giovane che il narratore incontra sull’autobus, dal colo lungo e un cappello con una treccia al posto del nastro, che ha un piccolo diverbio con un altro viaggiatore e e poi prende un posto che s’è liberato,  Questo stesso icontro è raccontato novantanove volte, in novantanove versioni differenti. Ogni pezzullo ha titolo dalla stilistica: Poliptot, Aferesi, Apocope… e anche Tanka
Definita anti-surrealista perché alza un mutro contro il flusso di coscienza, la narrazione Queneau anzi vuole di testa, questa degli “Esercizi” in realtà non è una narrazione, è una anti-narrazione. Per ciò stesso, a chi non è studioso di retorica, o delle avanguardie (che sono retorica), indigesta – per ridere bisogna avere interpreti che ne sappiano estrarre il riso, questione di tempi e metodi. . ,
Raymond Queneau, Esercizi di stile, Einaudi, pp. XIX-309 € 12,50

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