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lunedì 26 settembre 2016

Il bamboccione può poco

Interminabile il tormentone – da ultimo ieri su “la Repubblica”, con una prima pagina del demografo milanese Rosina, sui figli che, “anche con un lavoro”, non lasciano la casa dei genitori. Infiniti lutti creando alla demografia (non mettono su famiglia), e alla stesa economia (non mettono su casa). Con gli psicologismi di rito: l’incertezza, l’insicurezza, la crisi.
Trent’anni o più da quando De Rita impose il tema, e nessun passo avanti. Anzi, col gigantesco passo indietro di quando l’economista Tommaso Padoa Schioppa, ministro del Tesoro, portò la questione in Parlamento, forte di suoi figli che disse bamboccioni. Mentre la spiegazione è proprio  economica, ed è sotto gli occhi di tutti – questo minisito lo ha detto più volte: uno stipendio oggi non compra una casa. Neanche uno stipendio buono. Anche due stipendi hanno difficoltà a comprarla.
A parità di potere d’acquisto il reddito medio italiano è al livello di vent’anni fa, 1996, questo è un calcolo dell’Istat.
È come questo sito spiegava ultimamente: “Uno stipendio, un lavoro bastava fino a due generazioni fa per mantenere la famiglia, acquistare casa, cioè pagare il mutuo, e perfino risparmiare. Si facevano anche vacanze lunghe, non una settimanella scappa e fuggi. Oggi non bastano due stipendi, e comprare casa è affardellarsi per tutta la vita attiva. Il reddito è taglieggiato. La capacità di spesa è cronicamente ridotta, da un carovita tanto elevato quanto negato”
“La deflazione che si lamenta è solo statistica – “ufficiale”. È il gelo della spesa e degli investimenti, ma per effetto del carovita, non di un crollo dei prezzi. Dove questo si produce, per alcune materie prime, non riguarda le nostre economie – semmai ne è un effetto, è un effetto della domanda depressa”.

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