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giovedì 22 giugno 2017

Il mondo com'è (307)

astolfo

Brexit – Nasce dalla paura, un tentativo di rimessa all’ordine. L’abominio è vivo e dominante in Inghilterra - in Inghilterra, non in Gran Bretagna: forse in Irlanda del Nord, che la stessa paura ha sperimentato per venti o trenta anni, ma non in Scozia – del terrorismo. Come in Francia, e come in Italia nei terribili anni 1970 che pure si celebrano. Di cui però si fa colpa al’Europa, non al Commonwealth, che ha generato la grande immigrazione col diritto di stabilimento.
S’inquadra però anche nella mentalità inglese, caratteristica di tanta diplomazia. Nell’opinione, e ora nella trattativa con Bruxelles, è scontato per Londra di tenersi il mercato comune, senza Schengen, oltre che senza l’euro. La trattativa per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue si avvia come questo sito diceva subito dopo il referendum pro Brexit,
Che da “perfida Albione” si prende quello che serve.

Femminismo – Più dell’80 per cento delle madri di colore, quattro su cinque, sono quelle che provvedono al mantenimento della famiglia negli Usa.

La maratona femminile non è stata disciplina sportiva fino al 1984.

Ferragosto – Roma lo fa cominciare a metà agosto, invece che a fine luglio, e lo prolunga fino a settembre, perché questo era l’uso quando c’era la malaria. Erano queste le settimane della malaria in forma acuta.

Gerrymandering – Una causa elettorale sul voto del 2012 nel Wisconsin, ora approdata alla Corte Suprema degli Stati Uniti, potrebbe rivoluzionare la composizione dei distretti elettorali. Finora regolati “gerrymandering”, dal ridisegno delle circoscrizioni per fare prevalere il rappresentante uscente. Una tecnica antica e bi-partizan, in atto negli Usa fin dai primordi. Il nome deriva da un Gerry governatore del Massachussett,s che nel 1812 ridisegnò le circoscrizioni, sinuose come salamandre. Ma è una tecnica poco democratica – anche per i Democratici americani, i Repubblicani essendosi dimostrati sempre più abili nel ridisegno delle circoscrizioni a proprio beneficio. L’esempio preclaro fu il ridisegno delle circoscrizioni elettorali in Francia da parte di De Gaulle nel 1958, per frantumare la cintura rossa attorno a Parigi: invece che per distretti urbani omologhi socialmente, la “cintura rossa” fu segmentata a spicchi, affogando  i voti socialcomunisti in quelli del centro città  borghese e della campagna. Alle elezioni di novembre solo 37 su 435 seggi alla Camera dei Rappresentanti sarebbero stati  realmente in gara, gli altri partivano “assegnati” a solide maggioranze circoscrizionali, secondo il Cook Political Report, il sito indipendente che analizza le elezioni e le intenzioni di voto.
Un gruppo di avvocati Democratici dell’Illinois ha contestato la vittoria del candidato Repubblicano nel 2012 in un certo collegio, contestando appunto il gerrymandering, e ha avuto partita vinta alla Corte Federale.. Ora attende il giudizio finale.

Machiavelli – Ritorna il libertario e antiautoritario di una vecchia lettura. A opera di una studiosa americana, Erica Benner, che ne ha riscritto la biografia, “Esser volpe”. E ne espone la sintesi in un articolo, “Machiavelli per principianti”, sul “Robinson” di “la Repubblica”. Dopo aver spiegato le sue proprie incomprensioni, da professore di Dottrine politiche, e l’attualità di Machiavelli, nelle rappresentazioni contemporanee della politica come intrigo: “Le sue ragioni erano patriottiche, umanistiche, benevole”. Da uomo di parte, ma per il buon motivo: “Machiavelli era consacrato al benessere della sua città natale, Firenze, e del suo Paese, l’Italia, in un’epoca in cui entrambi erano devastati dalle guerre”. Per questo apprezzato: “Non c’è da stupirsi che lettori di altre epoche del Principe — filosofi come Francis Bacon, Spinoza e Rousseau — non avessero il minimo dubbio che l’opera di Machiavelli fosse un’ingegnosa denuncia dei tranelli messi in atto dai principi, un manuale di autodifesa per cittadini. “ Il libro dei repubblicani”, lo etichettò Rousseau”. Era peraltro chiaro: ““Non accettate nulla in virtù dell’autorità”. È una fra le massime meno conosciute di Machiavelli, e dovremmo applicarla alle sue stesse parole”. Repubblicano sempre, oggi si direbbe democratico: “Un Governo del popolo, regolato dalla legge, è sempre meglio di un Governo autoritario: “Un popolo che può fare ciò che vuole, non è savio”, ma “un principe che può fare ciò ch’ei vuole, è pazzo”.

In Machiavelli in effetti c’è di tutto, anche le lodi non obbligate di loschi figuri, e qualche ammirazione traditrice. Ma nel quadro sempre della “rinascita nazionale”, che allora era di libertà e giustizia: per un dovere di libertà che a lui dobbiamo. Buon praticante anche per rispetto a una saggezza antica, che ben conosceva, e metteva a frutto nel suo mestiere di segretario fiorentino: “Le vittorie non sono mai sì stiette, che il vincitore non abbia ad avere qualche respetto, e massime alla giustizia”. Intraprese la costruzione d’un nuovo Stato a partire dal nulla, con la follia dell’utopista rivoluzionaria – oggi reazionaria, dopo cinque secoli, ma questo è un altro discorso. Un allegro furioso del vivere libero, che virtù dice insieme golpe e lione, il bene può giovarsi del male Con la coscienza dei limiti dell’intellettuale: “Non ci lasciano spostare un sasso” – “Il Principe” dedicava a Lorenzo  dei Medici, lo stesso che l’aveva bandito dalla sua città alla caduta della repubblica. Sapendo che lo Stato si edifica sulle masse, la forza è eversiva solo se ampia.
Un anticonformista. Lo stesso Machiavelli, dice Voltaire, che “se avesse avuto un principe a discepolo, per prima cosa gli avrebbe insegnato a scrivere contro di lui”.
Si dice Machiavelli ma s’intende più spesso Cromwell - che Hobbes non osa criticare.

Medio Evo – Un’epoca di cambiamenti incessanti, e per questo di incertezza, instabilità. Dietro una facciata di stabilità, immutabilità, solidità. Viaggiando nel 1912 per il Sud della Francia sulle tracce dei troubadour, Ezra Pound arriva alla logica conclusione che fu una stagione complicata e non lineare: “Il numero delle interruzioni della vita, mentale, morale  fisica, deve essere stato nel Medio Evo tale che nessuna fede si poté ritenere accettabile o soddisfacente salvo quelle della grazia divina per se stessi e dell’inferno eterno per i nemici”.

Merkel – Santa subito? Ha buona salute, e per questo per rosa siamo salvi. Ma per il resto c’è tutta.  La cancelliera “troppo poco troppo tardi” ha conquistato la stampa: si paragona a Bismarck, anche se non ha fatto le guerre, e anzi ne supererà il lungo cancellierato, dopo che avrà superato il record di Helmut Kohl, il maestro e patrono tradito e abbandonato.…
Specialmente entusiasti i giornali. Non ha sanato i ciechi e gli storpi, ma guida l’Europa con mano sicura, anche se alla catastrofe. Apre le frontiere agli immigrati, oppure le chiude. E ora salva l’Africa. Questo è un miracolo in vita, nessuno c’era riuscito, anzi aveva nemmeno tentato - l’Africa è un continente pericoloso, già a se stesso.
Soprattutto quando decide lei una cosa, quella per l’Europa è già fatta. Prendersi gli immigrati, oppure non prenderseli. Fare l’Europa a due velocità, ma per ora non farla. Fare le sanzioni alla Russia, ma farci anche gli affari, e tanto più grossi tanto meglio più – non diceva Constant che il commercio è meglio della guerra? Dare tre miliardi a Erdogan oppure no – tre miliardi degli europei, non dei tedeschi. All’Africa non ha dato nulla perché l’Africa non restituisce. Ma l’architettura la poggia solida col papa, che non costa nulla.    


Primarie – Favoriscono i candidati più radicali. Che si mobilitano meglio, con più combattività. Il caso è americano – lo documenta il settimanale radicale “The Nation”. Dacché le primarie si sono estese per la scelta dei candidato, in entrambi i partiti americani hanno prevalso le figura più radicali, seppure minoritarie. Le primarie sono una sfida senza esito – senza un esito decisionale: promuovono una candidatura. Che difficilmente attrae il pubblico, sia pure votante e convinto, poco motivato.

astolfo@antiit.eu 

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