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domenica 18 novembre 2018

Donne al Pantheon, 1845

Non si legge più Sainte-Beuve. E se si ricorda è perché Proust lo deride, per la teoria che l’opera va legata alla vita dell’autore – Proust che non ha scritto altro che di se stesso, per migliaia di pagine. È invece un narratore eccellente, oltre che di acume critico non sorpassato, non alla lettura. Nel 1845 riuniva in questa raccolta “i diversi ritratti di donne disseminati nei cinque tomi delle «Critiche» e dei «Ritratti»”, come scelta “più comoda”, premetteva, “e anche un po’ piccante”.
Non ci sono le viventi, per esempio George Sand, di proposito, spiegava, per non fare torti. Ce ne sono di durevolmente famose, Duras, Staël, Lafayette, Charrière, e di dimenticate. E c’è, scritto per l’occasione, un apologo di Mme de Sévigné, “persona incomparabile”, perché “è impossibile tentare di parlare delle donne senza mettersi preventivamente in gusto e come in umore con Mme de Sévigné” – come “una di quelle invocazioni o libagioni che si sarebbero fatte nell’antichità alla pura fonte delle grazie”. A suo modo insomma galante. Ma lettore coscienzioso delle scrittrici che presenta. C’è anche la Rochefoucauld, che è uomo, ma perché “uomo coperto di donne”.
Un volume si direbbe oggi alla moda, delle biografie e del femminismo - il ritratto non è la biografia, ma insomma avvicina alle persone. E Sainte-Beuve si dilettava delle une e delle altre. Con questa epigrafe, che presenta come “Dialogo inedito”, di autore sconosciuto: “Siete stato dunque donna, signore, per pretendere di conoscerci?” “No, signora, non sono il divino Tiresia, non sono che un umile mortale che vi ha molto amate” – nel “Cahier vert”, brogliaccio-diario, il dialogo inedito era un  po’ imprudente, nota il curatore di questa riedizione Gérald Antoine: “Siete stato dunque donna, signore, per pretendere di penetrarci?”
Sainte-Beuve, Portraits de femmes, Folio, pp. 700 € 13,10

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