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giovedì 13 dicembre 2018

Quattro batoste e un primo posto

Si chiude con quatto batoste per le squadre italiane il primo turno di Champions League. Ma con soddisfazione di tutti perché due sono qualificate comunque per il secondo turno, e una al primo posto, la Juventus. Senza vergogna e senza giustificazioni.
La teoria dell’“abbiamo vinto” comunque la fa l’allenatore della Juventus Allegri su Rai 1. Reduce da due sconfitte consecutive. Dopo due partite disastrose. Una nel proprio stadio, di fronte al proprio pubblico. Entrambe su Rai 1, il palcoscenico d'Italia: il 7 novembre 6 milioni e mezzo di spettatori, il 24 per cento di tutto il pubblico, ieri di già dimezzati, comunque sempre sui quattro milioni di spettatori, uno su cinque. Lo stesso allenatore che ieri ha mandato in campo una squadra con cinque attaccanti, come se andasse a passeggio – meno il sesto giusto, Dybala, che entrando all’ultimo ha fatto due bellissimi gol (uno annullato per regolamento, ma bellissimo). 
Nessuna scusa, nessun riguardo per i tifosi. Che sono quelli che fanno la forza di un club, ma che la Juventus non ha accresciuto probabilmente di una unità nella formidabile promozione gratuita su Rai 1, e anzi avrà ridotto. La Roma se non altro ha il buongusto di chiedere scusa ai tifosi. Ma viene da una serie ormai innumerevole di batoste, dentro e fuori la Champions.
E dunque cosa c’è da festeggiare? Che gli incassi sono aumentati. Più che gioco e bel gioco si sbandierano gli incassi: tanto dall’Uefa, tanto dalla Rai, tanto da Sky, tanto dagli sponsor, e tanto da plusvalenze negli acquisti\cessioni. Sui media e anche tra i calciatori, che si impegnano solo per i premi partita.
È da molto tempo ormai che le squadre di calcio, benché legate alla città, non rappresentano nessuno, se non tifosi bistrattati: non entusiasmano. E la debolezza è nota: squadre senza cuore - agonismo, spirito di gruppo. Cui però si pensa di sopperire non con stimoli passionali, affettivi – atleti giovani, locali, tecnici, impegnati – ma con contratti multimilionari, di acquisto\cessione, ingaggio, promozione, pubblicità. Per quale pubblico? O si pensa che si faccia il tifo per i soldi, invece che per il gioco?
Lo stesso per gli stadi. Gli stadi sono semivuoti e vuoti, quasi sempre. Ma non c’è altro tema di discussione che fare stadi nuovi. A Firenze, a Roma, a Milano, a Napoli. Che non sono impianti sportivi – si potrebbero rifare i vecchi: sono progetti immobiliari, in aree remote da rendere edificabili e da urbanizzare. Le proprietà sono anche esplicite su questo: i Della Valle a Firenze, Pallotta a Roma, De Laurentiis a Napoli, i cinesi a Milano (oltre che a prestare soldi ai loro club all’8 per cento). Non c’è salvezza nemmeno negli sport.

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