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mercoledì 30 gennaio 2019

L’incredibile truffa del Monte dei Paschi


Segna il passo l’inchiesta senese sul Monte dei Paschi, quando invece le colpe sono chiare a tutti e pesanti. Della cattiva gestione già sanzionata, di Mussari, vecchia nomenklatura Pci, ma anche della successiva, fino all’entrata del Tesoro.
L’incredibile storia del Monte dei Paschi non è quella dei sei secoli di continuità, ma della gestione della banca quando si sapeva che era materialmente fallita. Con ben due aumenti di capitale, per otto miliardi di euro, in appena un anno, da giugno 2014 a giugno 2015, accompagnati dal trionfale rimborso dei prestiti del Tesoro e da report lusinghieri, finiti nel nulla. Più un terzo tentato nel 2016 e fortunatamente fallito.
Un furto di risparmio mai visto. Poiché gli amministratori degli aumenti, dopo la chiusura del 2011 con quasi cinque miliardi di perdite, Profumo presidente e Viola amministratore delegato, sapevano che la banca doveva andare in amministrazione straordinaria, non poteva reggersi sui mezzi propri. Una gestione amministrativa che disponesse con criteri oggettivi di debiti e crediti, per appianare la gestione ordinaria.
Si è invece fatto finta di nulla. Cioè si è coperto il disastro, con la complicità evidente, per quanto impensabile, della Banca d’Italia. E forse in obbedienza alla vecchia politica locale, compromissoria - giudici evidentemente compresi. Per diluire il danno si sono rubati otto miliardi, a 40 o 50 mila risparmiatori. Impensabile, ma è avvenuto.

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