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martedì 29 gennaio 2019

Simenon parodia A.Christie


Un Simenon sorridente, ironico. Protagonista un clochard. Antagonisti anonimi banchieri svizzeri, che hanno ben un nome ma non una storia, “venuti da Basilea”. Nel mezzo poliziotti grigi ma testardi.
Il clochard – mai così chiamato – è un teatrante, che si fa, pensa di farsi, beffe di tutti, e dorme nei commissariati di quartiere, in camera di sicurezza, in quello dove ha deciso quella notte di mendicare, all’entrata dell’opera o dei grandi ristoranti, o tra le terrazze dei caffè. In una di queste aree di competenza, davanti all’ambasciata britannica, trova un capitale nel portafogli che scivola fuori della giacca di uno sconosciuto mentre si piega su se stesso, morto, assassinato. Un capitale che consegna, a metà, al commissariato preferito, dove si sente più di casa, certo di recuperalo come legittimo proprietario tra un anno, scaduti i termini per il reclamo del legittimo proprietario.
Un divertimento, specialmente filante. Eccetto che all’ultimo, all’ultima pagina, quando il colpevole non si può dire colpevole. Una beffa nella beffa.
Un “Maigret senza Maigret”, qui il commissario si chiama Lucas, divertente più che drammatico: è una parodia del giallo all’inglese, di enigmi e indizi. Tra personaggi del tutto improbabili: Monsieur La Souris, Ugo Mosselbach, “di origine alsaziana”, ha un passato di organista e insegnante di solfeggio, e un futuro sognato nella vecchia canonica del suo paese, Bischwiller-sur-Moder  - che esiste, ma non sul Moder.
Simenon si è presa la vacanza nel 1938. In una Parigi caldissima anche allora, si chiudono le scuole per il troppo caldo a giugno.
Geoges Simenon, Il sorcio, Adelphi, pp. 160 € 18

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