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sabato 7 settembre 2019

Il Pd romano fa lo stupido


Pressing insistente, perfino disperato, del Pd a Roma, non senza l’avallo di Zingaretti, per condividere liste e poteri con la sindaca 5 Stelle Raggi. Di cui si sa che non prenderà un solo voto a Roma quando si potrà votare, a partire dal 27 ottobre (suppletiva per il seggio di Gentiloni). Assurdo. A meno che non sia tanto forte il bisogno di rientrare nella corruzione. Che domina questo Campidoglio.
Il Pd romano è quello che per sbarazzarsi di Marino, che riportò la città a sinistra dopo Alemanno, ma non voleva “condizionamenti” (affarucci), andò a dimettersi da un notaio.
Zingaretti per primo ha aperto le porte ai 5 Stelle, prendendosi a assessora la temibile Lombardi. Vorrebbe il reciproco al Campidoglio. E vuole liste comuni, un raggruppamento alla Berlusconi con i 5 Stelle, per affrontare la sconfitta che si annuncia il 27 ottobre, a Roma 1 e anche in Umbria - e quella possibile un mese dopo anche in Emilia e Calabria. Ma partendo dal 36 per cento dei sondaggi?
Sembra una strategia suicida. Perdere da soli ci sta, su tre-quattro schieramenti in gara alcuni devono perdere, è logico, ma perdere con i grillini, recalcitranti, non è un harakiri?

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