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martedì 20 ottobre 2020

Vita miracolosa di Herman Melville

Un’allegria contagiosa, il lettore ne è soggiogato. Avviando, col suo inglese incerto, la traduzione di “Moby Dick”, in terzetto con un francese traduttore dall’inglese e un inglese traduttore dal francese, Giono si scatena in un bonario sabba attorno a Melville. Nella campagna provenzale nella quale se lo porta dietro tascabile, nelle sue “corse attraverso le colline”, sulla quali naviga come sulle onde del mare.
Non fluttua invece il racconto, sorprendente in ogni dettaglio. Una biografia breve e monumentale, dello scrittore che lo ha incantato fino all’avventura della spigolosa traduzione. Un affresco minuto, in trompe l’oeil, che si legge come se Herman, “un uomo di un metro e ottantré, con sessantasette centimetri di larghezza di spalla”, fosse nei suoi minuti movimenti accanto a noi. Con tanti medaglioni sorprendenti, la madre di Herman, il comandante dell’“Akushnet”, la figlia del Comandante dell’“Akushnet”, che registrò Melville nel registro di bordo come “brontolone”, l’esaltazione americana per i francesi del 1848, con Whitman che canta “France”, e alla fine del poema la dichiara “mia moglie”, fino a Hawthorne. Una vita nota che non fa miracoli, ma con Giono sì – “un romanzo”, come dice il sottotitolo.
Giono si riscopre, dopo le accuse di disfattismo, per essere stato un pacifista - la Francia non ha (ancora) fatto i conti con la drôle de guerre, la guerra non combattuta contro Hitler.
Jean Giono, Melville, Guanda, p. 144 € 16



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