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sabato 14 novembre 2020

Il virus nel Lazio, col silenziatore

Il Lazio in particolare sta peggio, molto peggio, per il coronavirus oggi della primavera. Ma nel silenzio più assoluto. E nella vita in comune più tranquilla, come se niente fosse. Non lo dice la sindaca, non lo dice la regione, che controlla la sanità, e sa bene del disastro, non lo dicono le cronache. Si esce tranquillamente, si conversa, si urla anche, si mangia, si beve, si compra, come in un qualsiasi autunno, fino a ieri pure mite. La rubrica “Destra sinistra – sinistra destra” di questo sito mercoledì dice quello che a Roma colpisce come un pugno in un occhio.
L’epidemia nel Lazio, come in altre regioni, è molto più vasta e pericolosa che in primavera, quando era pressoché nulla rispetto ai numeri paurosi delle regioni padane, ma si dice e si fa come se fosse invece per niente o poco pericolosa. Roma ha moltiplicato per venti i contagi rispetto al picco della pandemia in primavera, e per dieci i decessi. Ma in primavera a Roma non si poteva uscire di casa, e anche per andare dal giornalaio bisognava giustificarsi. Ora invece è come se il virus non ci fosse.
Perché? Ci sono due ragioni per tanta superficialità, una “politica” evidentemente, anche se politicamente assurda. La seconda è il fatto economico: la chiusura rigida significa per molte attività, commerciali, artigianali, e anche di piccola industria, la fine. La ragione politica getta una luce sinistra sulla sinistra, sul ministro Speranza e sul Pd romano. Si sottovaluta la situazione a Roma, ospedali pieni, un indice elevato di contagiosità, e un numero elevato di decessi, perché la sanità è amministrata dalla Regione, e la Regione è amministrata dal segretario del Pd. Una Regione che niente ha apprestato contro la prevista recrudescenza del virus, e avrebbe avuto tutto il tempo per farlo. E ora manca, per la prima volta dacché è venuto in uso venti anni fa, perfino il vaccino anti-raffreddore. Niente reparti covid, niente posti letto nuovi, nessuna assistenza da parte delle Asl, nei tamponi e nel tracciamento – le Asl semplicemente non rispondono.

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