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domenica 13 dicembre 2020

Gli affari oscuri di Bolloré con Mediobanca

Nella denuncia della Procura di Milano contro Vivendi-Bolloré sull’affare Mediaset si documenta una pratica non inconsueta in affari, e anzi comune: la scalata surrettizia a un’azienda o a un gruppo. Se in modo legale o illegale nella fattispecie starà al giudice decidere. Ma al centro di questo ennesimo affare dubbio sta Mediobanca.
Mediobanca ha favorito in tutti i modi Bolloré, dapprima in casa Ligresti (Premafin-Sai), poi su Telecom-Tim, poi su Mediaset. Ha fatto per lui gli acquisti al coperto - dopo avergli prospettato, si sa, l’affare. E gli ha costruito un’immagine da cavaliere bianco dell’asfittico capitale italiano. Mentre Bolloré al suo paese è tenuto in punta di bastone, temuto per i pochi scrupoli e nulla più – un cavaliere nero.
Mediobanca inoltre dava Tim a Bolloré dopo averla svuotata con una privatizzazione che è poco dire una rapina. La Stet-Sip, l’ottima società pubblica, che investiva molto per cablare l’Italia, fu regalata a un “salotto buono” che, in varie accezioni, dagli Agnelli a Tronchetti Provera e a Colaninno, la usò per pagarsi le bollette – solo ora, forse, dopo vent’anni, potremo navigare in fibra, con gli investimenti di Enel e Cdp, cioè, di nuovo, dello Stato.
Depurata della componente Berlusconi - politica, etica - la vicenda Vivendi-Mediaset è agghiacciante. Di come si fanno gli affari in certi ambienti. Che non sono mafiosi o malavitosi: sono Mediobanca. 

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