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lunedì 19 aprile 2021

La strage degli anziani

Si cominciano a fare i conti della pandemia e l’Italia ne esce come il paese più acciaccato in rapporto alla popolazione, dopo il Brasile, tra deceduti e infetti, e il meno previdente e organizzato per affrontarla. Sulla base dei numeri dell’Oms, e dell’indagine penale della Procura di Bergamo. La terza ondata è per l’Italia ancora più negativa delle precedenti, in rapporto al resto del mondo. Da metà a fine marzo ha registrato 102 morti per Covid-19 su ogni milione di abitanti, contro i 47 della Spagna, i 28 della Germania e gli 11 della Gran Bretagna.
Più le solite inefficienze, che coprono il sottogoverno, i favori. Le vaccinazioni sono cominciate ovunque in ritardo, eccetto che nel Lazio, e sono state impiantate nelle varie regioni senza un criterio. Quello americano e europeo che meglio ha funzionato prevede la vaccinazione preliminare delle classi di età più alte, dai 70 anni in su. In Italia a metà febbraio era stato vaccinato solo un 4 per cento degli ultraottantenni – contro una media Ue (comprensiva della bassa efficienza italiana) del 19 per cento. Ogni regione ha disposto dei vaccini come ha creduto più opportuno per le fortune politiche del presidente della Regione. Qualcuno ha privilegiato i “ricercatori medici” (venditori di medicinali), gli studenti delle scuole di medicina, gli impiegati delle Asl. Oppure gli operatori di giustizia, quindi avvocati, giudici, cancellieri, uscieri e polizie giudiziarie. In Toscana anche i giornalisti. I guardaparchi sono stati inclusi nelle forze dell’ordine. Contabili, periti e legali delle case di cura private, oltre che delle Asl, si sono fatti includere nel personale sanitario.
La Procura di Bergamo intanto analizza il report Italia dell’Oms del 13 maggio, a cura di Francesco Zambon, un ricercatore funzionario dell’Organizzazione, pubblicato sul sito e dopo qualche ora ritirato. Quello che dice che il “piano pandemico”, elaborato nel 2006, non era stato aggiornato. Che il sistema sanitario al Nord era deficitario, con 6-13 posti letto, a seconda della regione, per 100 mila abitanti, mentre la media europea (quindi tenuto conto delle deficienze italiane) è di 12. Che la pandemia si è acuita inizialmente in Italia per l’impreparazione delle strutture mediche: “Gli operatori della salute son diventati essi stessi un grande rischio di infezione. Si calcola che siano stati la causa fino al 10 per cento dei casi di Covid. Tra l’11 marzo (2020) e il 30 aprile (2021, n.d.r.) sono morti 153 dottori”. Peggio è andata nelle Rsa, dove “il 40 per cento dei morti è associato al Covid”, due su cinque. Rsa e Ospedali non avevano, e a lungo non hanno avuto, “prodotti di protezione come guanti, mascherine, respiratori, occhiali, visiere, camici e grembiuli”.

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