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mercoledì 8 novembre 2023

“Io capitano”. dal lato Eritrea

Dopo quello sui migranti dalla Nigeria a “Roma”, via Niger, compreso il traffico di prostitute, documentato un paio d’anni fa dalla stessa rivista, un altro documento che non abbiamo mai letto nelle pur sovraeccitate cronache della disperazione dei media italiani – nessuno si avventura in  Africa, che pre non dista molto. Il traffico di migranti dall’East Africa, qui dall’Eritrea e l’Etiopia attraverso il Sudan e la Libia verso l’Italia - un reportage di otto mesi di inchiesta. Quella parte di esso, la più remunerativa, organizzata da un Kidane, un piccolo malvivente eritreo senza mestiere che poco alla volta è diventato un ras della tratta, avidissimo (molto organizzato in tutte le tappe della traversata, a ognuna rincarando la psta, e con le famiglie a casa) e brutale. Da Dubai, dove ora banchetta. Con un’organizzazione che dire mafia è poco.
Curioso cha la parte iniziale del reportage sembra il soggetto del film di Garrone, “Io, capitano”, sulle avventure di due giovani amici per la pelle, solo eritrei invece che senegalesi. Nelle stesse tratte, gli stessi luoghi in Libia, gli stessi maltrattamenti, con la sola sostituzione del Sudan al Niger, la tappa degli orrori intermedia. In Libia luoghi e personaggi, anche le scene, sono gli stessi. Garrone conosceva la storia di Kidane. Non ne aveva bisogno, la storia è quella, da venti e più anni ormai.

Ed Caesar, The Kingpin who kidnapped migrants for ransom, “The New Yorker”, free online

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