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domenica 5 novembre 2023

La scoperta della Sicilia

L’ascesa all’Etna, dichiara in apertura Vittorio Frosini, il fine filosofo del diritto che il volume ha voluto riedito, noto collaboratore per decenni dell’“Espresso” in materia saggistica, catanese appassionato, è un tornante nella sensibilità e nella letteratura. “Di uno dei più suggestivi miti letterari del romanticismo”, l’ascesa alla “linea di confine tra il mondo infuocato degli inferi e la celestiale verginità degli aerei spazi”. Di due miti, a quello dell’Etna accompagnandosi quello della Sicilia, “terra di vulcani, di passioni ardenti, di straordinari contrasti: un mito, si può ben dire, che dura tuttora”. 
Un viaggio meravigliato attraverso la Sicilia del 1770, malgrado le scomodità di ogni genere, muli, pagliericci e guardie-briganti. Di interesse, a questo proposito, pure per la “storia” della mafia: le guardie armate di cui i referenti locali dei viaggiatori inglesi li dotavano, per i lunghi e accidentati percorsi a dorso di mulo, massoni di condizione elevata come i viaggiatori con le commendatizie, erano per lo più briganti convinti a passare a servizio, minacciosi d’aspetto e dai modi brutali, specie coi contadini e con ogni altro provveditore del necessario ai viaggiatori – dei grassatori. 
Da Malta solo due lettere su trentotto. Precise e simpatetiche, per il popolino, arabizzato, e per le fortificazioni. In linea coi disegni britannici all’epoca sul Mediterraneo. Ma Malta era pur sempre governata dai cavalieri papali, di cui tocca a Brydone in qualche modo parlare, tanto più che sono con lui ospitali.
Alcune lettere, di carattere più naturalistico-scientifico, Frosini riassume in poche righe. Tra queste purtroppo anche la lettera XI, sull’elettricità: con l’idea di un parafulmine, allora la grande novità scientifica, sulla testa delle dame, sulle acconciature montuose. Lichtenberg, che ha letto Brydone all’uscita, propone in uno dei suoi pensieri sparsi, D 511, di applicarlo alle dame, ma alle parti basse: “Un parafulmine per la loro…. sarebbe meglio” (“Lichtenberg si diverte spesso a mettere in relazione l’elettricità e il sesso”, nota il suo traduttore Anacleto Verrecchia). 
Il racconto di viaggio forse più interessante fra i tanti del Grand Tour, che è forse l’unico non ristampato. Di uno scrittore scozzese rinomato per la letteratura di viaggio, e anche come naturalista, membro della Royal Society britannica delle Scienze. Che fu a Napoli e in Sicilia come accompagnatore-istitutore di un giovane nobile, il diciassettenne William Fullerton. Questa edizione, l’unica del dopoguerra, voluta e curata da Frosini, con moltissime illustrazioni d’epoca, risale al 1968. Fu giustamente famosa subito, alla prima uscita, in concorrenza col contemporaneo “Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia” del barone tedesco von Riedesel, pubblicato nel 1770, e due anni dopo già tradotto in francese e in inglese. Il libro di Brydone, in forma di lettere che via inviava a un immaginario amico londinese, il cavaliere William Beckford (il vero William Beckford, l’autore di “Vathek”, era nato appena dieci anni prima del viaggio, nel 1860), uscì a Londra lo stesso anno della traduzione di von Riedesel, 1772, seguito subito da una decina di ristampe, e dalla traduzione in tedesco nel 1774 e in francese nel 1775. Solo in italiano non fu tradotto: la prima traduzione è del 1901, a Messina, la città di cui, dopo Palermo, Brydone fa le più grandi meraviglie.
Singolare destino del libro, e dello stesso Brydone. Al tempo di questa riedizione, 1968, di Brydone non si sapeva più nulla, ignorato perfino dalla “Encyclopedia Britannica”.
Era noto invece, rileva Frosini, in Italia. Per esempio a Ippolito Pindemonte, che nel 1779 fece l’ascesa dell’Etna come consigliava Brydone, allo spuntare del sole. O a D.H.Lawrence, “nei versi immaginosi dell’ode Purple Anemones, ispiratagli da un visita fatta in quei luoghi durante il suo soggiorno in Sicilia nel 1920”. Swinbrune, che fu a Palermo qualche anno dopo Brydone, a dicembre 1777, trovò la nobiltà palermitana impermalosita dal trattamento che aveva avuto da Brydone – l’epopea gattopardesca dei gelati nasce con Brydone. Ma in Sicilia soprattutto diventò un secolo dopo, nota ancora Frosini, benché non tradotto (Brydone si meraviglia dei tanti palermitani, anche non giovani, che parlavano l’inglese: la tappa a Palermo, di cui fu entusiasta. dice facilitata dal fatto di potere parlare quasi sempre in inglese), un autore di riferimento per gli “storici dell’isola, da Isidoro La Lumia a Giuseppe Pitré”, specie per il dettagliatissimo quadro della capitale - “ha ispirato le loro rievocazioni della vita a Palermo sulla fine del Settecento… fonte di curiose notizie sulle costumanze della nobiltà dell’epoca”.
Ma curiose, si direbbe, per non essere scontate. Come la sua anamnesi di quella che sarà la mafia, la malvivenza dentro il potere. La libertà delle ragazze, anche colte, sempre disinvolte, in famiglia e in società. La fede-passione religiosa, locale, popolare. La conoscenza, appunto,diffusa dell’inglese. L’uso, da Brydone apprezzatissimo, della “conversazione”: si fa salotto per “conversare”, e con sollecitudine per tenere compagnia a chi non può muoversi, per infermità o altro inconveniente.
Molte le notazioni sorprendenti. Già a Malta, la notte del 29 ottobre 1957, come oggi in Toscana, una tempesta di acqua e vento “decapitò” l’isola, tetti, mura, palazzi interi, per “un nuvolone nero che man mano che si avvicinava cambiava di colore, finché divenne come una massa di fuoco mescolata a fumo nero”, con “un frastuono spaventoso” - una nave inglese, la prima colpita, “fu fatta a pezzi in un istante”, etc. ,una tempesta di acqua e vento. È qui la prima storia di Colapesce, , poi stabilizzata da Croce nelle leggende napoletane. E la prima del cielo a specchio della terra – del fenomeno ottico poi noto come Fata Morgana. Con la pesca dei coralli, del pesce spada, del tonno (le tonnare).
Ad Agrigento, poi prototipo dell’abusivismo distruttivo, si accede per un viale di agavi americane di due metri, fiorite. E a proposito della Gabrieli, la cantante (più nota come Gabrielli, Caterina), bravissima e capricciosissima, un picco trattati sulla voce,: l’apertura della glottide, l’elasticità delle fibre della gola – senza mai far notare che doveva aver e sui quarant’anni o più.
Tra le lettere omesse il confronto fra la Sicilia di Omero e quella di Virgilio.
Patrick Brydone, Viaggio in Sicilia e a Malta – 1770, Longanesi, pp. 29. ril. ill. pp.vv.

 

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