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venerdì 17 novembre 2023

La Germania segreta di Heidegger, senza gli ebrei

Se Heidegger era antisemita. Sì, lo era, ma spiritualmente, metafisicamente. Aborriva inece il razzismo biologico, per molteplici dichiarazioni. Ebbe anche amanti ebree, va aggiunto, cui rimase attaccato, per di più filosofe, quindi anche l’antisemitismo metafisico potrebbe essere contestabile – ma è vero che non leggeva le riflessioni delle amanti, nemmeno di Hannah Arendt lesse mai niente.
L’ebraismo (Judentum) Heidegger sanziona insieme con la meccanizzazione (tecnologia) e con la denazionalizzazione (cosmopolitismo, mondialismo). E non in sé, come fede o insieme di valori, ma come razza-non-razza, in quanto sprovvista di domesticità, di luogo e destino comune, di patria o terra natia, e di un sentito collettivo. Senz’altro è così che Heidegger la pensa. Ma questo esaurisce il suo problema del Judentum, che ha voluto riproporre nei “Quaderni neri”, gli appunti organizzati, che ha lasciato pronti per la pubblicazione?
“Chi siamo noi?” è quesito che lo accompagna dagli inizi, da prima ancora di “Essere e tempo”, nota Escudero: “«Essere e tempo» descrive i modi di essere insieme autentici e inautentici con cui ogni persona realizza la sua storia, identità e individualità… Una delle parole-chiave nel regno del pensiero di Heidegger, non sempre visibile, è il «Sé» nelle sue diverse modalità di essere io stesso, te stesso, noi stessi, essi stessi e voi stessi”. Insomma, il “il sé possiede una peculiare priorità ontologica”. Da qui il “chi siamo noi”. Che diventa con “Essere e tempo”, e più ancora con  i corsi del 1935 su Hölderlin, in una anche col sentito culturale nazionale, la ricerca del germanesimo, del Deutschtum. Che Heidegger svolge attorno al poeta sui temi della patria, della terra, del territorio, del sangue. Con riferimenti alla nozione di “Germania segreta”, la Germania a venire, un “luogo comune del romanticismo”, riproposto dopo la Grande Guerra dal Circolo Stefan George – non solo Hölderlin, “tra gli altri Fichte, Schiller, Herder, e Heine invocano la grande, misteriosa, nascosta e anonima Germania a venire”.
Qesto è indubbio. “Questa segreta Germania spirituale”, può rilevare Escudero, “è citata apertamente in «L’università tedesca», un discoso del 1934 indirizzato agli studenti stranieri”. Heidegger vi evoca una Germania in cui, a suo dire, “poeti e pensatori cerarono un nuovo mondo spirituale nel quale la prevalenza della natura e i poteri della storia erano ripensati e presentati in una forte unità nell’essenza dell’assoluto” . Tre specie di grandi spiriti che operarono tra il 1770 e il 1830, sempre nelle parole di Heidegger: “1) La nuova poesia tedesca (Klopstock, Herder, Goethe, Schiller e i Romantici); 2) la nuova filosofia tedesca (Kant, Fichte, Schleiermacher, Schelling, Hegel); 3) la nuova politica tedesca di statisti e soldati prussiani (Freiherr von Stein, Hardenberg, Humboldt, Gneisenau, e Clausewitz)”.
L’impressione è netta che, metafisica o non metafisica, Heidegger ce l’aveva con gli ebrei perché erano i soli in Germania che facevano filosofia nei suoi anni – a cominciare dal “padre” putativo rinnegato Husserl. I soli, che forse non leggeva anche se suoi tifosi, ma di cui sapeva l’esistenza, di altra filosofia non degnandosi – solo di qualche remoto greco classico  (l’assenza di altra filosofia contemporanea, o non tedesca, nella riflessione di Heidegger è tema ancora vergine, anche se sterminato). Una spiega riduttiva, perfino banale, ma altre non ce n’è. Per quanto i suoi allievi a distanza s’ingegnino, non c’è una “metafisica ebraica” da cui Heidegger si distanzia, nei suoi scritti non si vede e non c’è, mentre c’erano dei filosofi, ebrei di madre, che gli davano fastidio, anche suoi allievi. In fondo, nei “Quaderni neri” lo dice quasi esplicito, e anche altrove – dichiarato si direbbe per il suo modo aggrovigliato di esprimersi: non vuole che altri, che sono quasi soltanto ebrei, s’intromettano, nella questione dell’essere. Ci saranno stati degli ebrei che non gli erano simpatici, ma il Judentum  che lo ossessiona sono i tanti filosofi tedeschi ebrei. La Germania “segreta” era tanto più  idealizzata perché gli ebrei non s’intromettevano.  
Jesùs Adrián Escudero,
“Who are We – the Germans?”  Heidegger on the Germans and the Jewish People, Academia-edu

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