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domenica 15 giugno 2025

I baroni coldiretti

Lo storico ritorna sullo studio dei suoi esordi, che è anche il testo ormai canonico del Cinquecento di Napoli, “Economia e Società nella Calabria del Cinquecento” (che ha avuto quattro riedizioni, dal 1965 al 1995, di cui tre con parziale rifacimento), ridefinendo alcune polemiche insorte successivamente. Specie sulla “rifeudalizzazione” al tempo della prima monarchia spagnola del viceré De Toledo, e poi con i successori.
Una storia che ha come tema la Calabria ma si svolge per pratiche e normative che interessavano tutto il Regno, tutto il Meridione. E un approccio, sulla rifeudalizzazione, che trova la conferma ancora nella realtà della Calabria postbellica, a metà Novecento, quando le riforme agrarie frantumarono marchesati e baronie, la cosiddetta “rifeudalizzazione” consistendo nella moltiplicazione dei titoli baronali, una forma di rimpinguamento dell’erario, mentre il vecchio come il neo barone si configura come un proprietario terriero, a contatto quotidiano con fittavoli o braccianti, con più o meno sagacia o fortuna – niente di più dell’odierno “coltivatore diretto”. La feudalità è tutt’altra cosa – ed è, si direbbe a occhio, quella che è mancata alla Calabria: una cornice di diritto, sia pure oppressiva, con debiti e non solo crediti – storici, sociali, di classe.
Una trattazione piena di cose, oltre che di polemiche accademiche più o meno scoperte. Galasso sarà stato uno dei pochi storici che nel secondo Novecento hanno voluto e saputo frugare fra realtà vive e documenti, non limitandosi, anzi escludendoli programmaticamente, ai facili paraocchi ideologi, alle storie delle formule vuote.  
Giuseppe Galasso,
La Calabria spagnola, Rubbettino, p. 238 € 12

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