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giovedì 29 gennaio 2009

Raiume, l'Italia piagnona di Bernabei

Radio Uno sabato mattina, nella trasmissione che supplisce “Radio anch’io”, dà voce ai problemi degli ascoltatori sulle novità che li riguardano, la social card, il digitale terrestre, eccetera. Ma non fornisce le soluzioni ai problemi che si manifestano, con le solite spiegazioni e i consigli dei responsabili, gli esperti, i sottosegretari, eccetera, dà solo voce alle lamentele. Che tutte hanno ragione, anche quelle palesemente superficiali, irritate, pregiudiziali, faziose. È l’ideologia Rai, un tempo si sarebbe detto della piccola borghesia: il mugugno ha ragione. L’ha inventata Bernabei, l’inventore della Rai, e da cinquant’anni governa l’Italia.
È questa ideologia, il raiume, che rende il paese ingovernabile, depresso, anarcoide, la vera opposizione di ogni governo. È una tradizione. Uno scrittore inglese ha scoperto che la lagna è comune all’Europa di oggi, scrivendoci sopra un brillante “Il potere della lagna”. Col sottotitolo: “Perché viviamo in una società paranoica”. Ma il fondo è ben più remoto e solido in Italia, che confluì nel piagnonismo e tuttora fa di Gerolamo Savonarola, personaggio per molti aspetti infame, un eroe e un santo.
Di Ettore Bernabei è già stato detto che è l’uomo che ha creato la lingua e il linguaggio della Repubblica, attraverso la televisione. Ma non si è detto abbastanza. Il linguaggio che tiene l’Italia nell’ansia, e quindi nel bisogno, ecco il controllo. Il toscano-lombardo che Manzoni vagheggiava, Bernabei se ne può dire l’esecutore testamentario, con la stessa ideologia: i poveri sono anche poveri di spirito. Muoiono più spesso degli altri, e vivono senza un raggio di luce. Parlano ma non capiscono. Inoltre, sono tutti buoni. Con lo stesso abuso dell’ironia, e le freddure nella bocca sbagliata.
Bernabei è anche noto per avere inventato le quote di partito e le carature, incarnando egli stesso il “sistema”, quello che sarà la “lottizzazione”, o occupazione del potere: portato alla Rai da Fanfani per la comune ascendenza toscana, dopo essere stato il segretario di Andreotti, di Fanfani arcinemico.

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