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mercoledì 29 aprile 2009

Le milanesi preferiscono l'islam

Il burqa no, si privilegia l’eleganza griffata. Come le mogli degli sceicchi e degli emiri, peraltro. Per il resto le mogli milanesi privilegiano in tutto l’islam. Le mogli dei politici. Fatto il figlio, dimenticano il marito. La serie è ormai lunga, la moglie di Berlusconi che si dice “vittima” del marito si inscrive in una lunga lista, tanto lunga da costituire un caso sociologico ben distinto. Da Craxi a Bossi e ai tanti padani che si sono dovuti trasferire a Roma, per eccesso di successo, le mogli li lasciano soli: si ha successo in politica a una certa età, e a quell’età le signore milanesi preferiscono starsene tra donne, ben provviste naturalmente.
C’è questo tipo di matriarcato sotto il maschilismo della sharia, delle api regine che cancellano il maschio. È comunque certo che l’islam è amato dalla donne islamiche. Il sostegno delle donne al khomeinismo, a ogni forma di radicalismo, è stato ed è massiccio. Quando lo scià impose la parità dei sessi, nel lavoro e in società, quello fu il suo più grande passo verso la destituzione: le donne non gli perdonarono di doversi mescolare in pubblico con gli uomini, dare la mano, andare a lavorare in ministeri e commissariati di polizia. La casa e i figli, con opportuna dotazione, anche di cosmetici, abiti e ogni altra civetteria (il chirurgo estetico, la prima alla Scala, il guru, etc.), fanno un orizzonte sempre riposante in Oriente.
Insomma bisogna distinguere, ha ragione la signora Berlusconi che, pur padrona di tante televisioni, critica le veline ("tutte troie") e le verità televisive. C’è un islam televisivo, e c’è l’Oriente. Quello vero, da cui viene l’Occidente. Mentre qui, malgrado la frenesia, nulla è cambiato da duemilacinquecento anni, da quando c’è la storia, con Aristofane e “Medea”. Un esempio, questa, di donna islamica ante litteram, che mette in campo i figli per farsi scudo del padre (e per altri fini meno nobili: vendetta, investimento, e perfino castrazione, poveri figli).

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