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martedì 14 dicembre 2010

Wikileaks e l’inutilità delle ambasciate

Più si leggono i dispacci dell’ambasciatore americano a Roma Thorne, più si resta stupefatti: Wikileaks più che i segreti rivela la stupidità delle ambasciate. Che non è nuova, già ai tempi degli ambasciatori veneti, il periodo e la storia più segnalata della diplomazia, se ne parlava male. Ma Wikileaks ne rivela anche l’inutilità: l’ambasciatore fa i riassunti di “Repubblica”, un giornale che si compra liberamente a un euro, mentre ha a disposizione una struttura di un paio di centinaia di persone, alcuni con forti budget di relazioni esterne, e cioè con molti confidenti e informatori (tutti spesati in alloggi di lusso, e con molte guardie, auto corazzate e altre strutture di sicurezza contro il terrorismo). E non trova di meglio che mettere in imbarazzo il suo governo. Che senza l’Italia in Afghanistan vedrebbe crollare il pilastro principale della sua politica sul fronte islamico. E senza l’Italia nel Medio Oriente, in Libano, Libia, e anche in Iraq, avrebbe molti altri fronti aperti. Mentre in Russia il gas ha disinnescato le residue voglie di superpotenza missilistica – questo lo vede un cieco.
Sicuramente gli Usa hanno più intelligenza diplomatica dei loro ambasciatori, ricchi come sono di think thank, università, centri studi, circoli, gruppi di pressione. Non si spiega altrimenti l’incontestato predominio americano sul mondo intero, lungo ormai due terzi di secolo. Ma l’ambasciata inutile è un orpello o un sitomo?

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