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lunedì 30 luglio 2012

Gli amori di Elsa, immaginari e ultimativi

Parla, perché non rispondi? Luchino Visconti, una delle vittime, si deve sorbire un lungo richiamo in forma di poema, “Avventura”. All’amore di Elsa, come sempre ultimativo. E così è pensabile gli altri reagenti, tutti amori totali e definitivi, a parte i gatti Minna e Alvaro. Ma Visconti di più, tra bagliori e sfavillii, di diamanti e stelle, pomi (qui arance) e elisir – il genere “l’amore è un fuoco ardente”.
Per i cento anni della nascita di Elsa Morante si riedita la plaquette, già uscita nel 2004, con una dozzina di poesie d’amore. Una raccolta messa insieme dalla scrittrice nel 1958 per “gioco…per semplice piacere della musica”. Ripresa poi da Cesare Garboli nel 1988, e qui arricchita da un “Quaderno inedito di Narciso” e da una prefazione dello stesso Garboli, già curatore del primo volume delle opere della scrittrice nei “Meridiani”. Che sapiente ne ricostruisce i linguaggi. Attorno al fulcro imprescindibile: le irruenze di Elsa. Una forma di adolescenza attardata, sottolineata dal radicamento delle poesie negli appunti del “Quaderno inedito” di quando era ragazza trentenne. Garboli parla di Narciso, con l’ausilio della stessa scrittrice. Che al più parla con Eco.
Incredibilmente onesto e preciso il blurb editoriale: “Le poesie d’amore, immaginario o reale, trattato e vissuto come un male, di una delle più singolari scrittrici italiane”.
Elsa Morante, Alibi, Einaudi, pp. 95 €8,50

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