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domenica 29 luglio 2012

Ombre - 140

“Le aziende pagano il conto dello spread”: se ne accorge infine “Il Sole 24 Ore”, titolando “La sfida impossibile fra Italia e Germania”. Un esempio: Enel e Rwe, il colosso elettrico tedesco, hanno lo stesso rating, ma le obbligazioni del gruppo italiano scontano tassi nove vote superiori a quelli del gruppo tedesco.

Viperino “Corriere della sera” contro la Fiat. La Volkswagen ha ragione, Marchionne è un furfante, la Volkswagen, affettuosamente VW, “ha buoni modelli e forti polmoni finanziari”, la Fiat ha chiuso l’ufficio progetti (sic!), Vw lavora col sindacato, la Fiat “spezza le reni al sindacato”. Con avvertimenti stile “papello”: Monti prenda nota, “chiamarsi fuori come Ponzio Pilato non è possibile”. È l’ultimo tocco alla distruzione ambrosiana dell’Italia?
Un solo particolare è omesso: che questa VW è Da Silva, un designer che ha fatto carriera in Germania dopo essere maturato all’Alfa, che ora sogna tutta sua.

Per i funerali di Loris D’Ambrosio a Santa Susanna, il cappellano cita Matteo: “Beati i perseguitati per causa della giustizia”. D’Ambrosio ne sarebbe contento, lui che aveva progettato e scritto il 41 bis?

“Una campagna violenta” denuncia Napolitano per iscritto, nel necrologio di D’Ambrosio. Come non detto. Il capo dello Stato denuncia un’aggressione, nessuna Procura indaga.

“Si respira un clima di linciaggio senza precedenti”, rincara il ministro Gnudi. A opera d’ignoti?

“Silenzio” su D’Ambrosio impone invece il “Corriere della sera”, col suo costituzionalista Ainis buono a tutto. Niente killer né mandanti.
La “colpa” di D’Ambrosio sarà stato l’atto gratuito di Gide – Ainis da ultimo è autore di un romanzo di fantasmi?
Si capisce anche che la Costituzione funzioni poco, con questi guardiani.

“Difenderemo l’euro” è il messaggio che Merkel e Hollande, riuniti, ci mandano. Come se potessero dire altro. Grandezza della mediocrità – media inclusi, che li beatificano.

Il corrispondente della Rai da Nairobi, riferendo del rapimento di due tecnici petroliferi italiani in Nigeria (Nigeria e Kenya, come si sa, uno sono, lì nell’Africa), dice che i guerriglieri combattono le compagnie petrolifere perché “inquinano e predano risorse”. Il vecchio verbo rivoluzionario, aggiornato con l’ecologia. Di guerriglieri che invece tutti sanno essere banditi di passo, in cerca di riscatti.
È delle rivoluzioni fallite finire in mano ai banditi. Ma la Rai, che rivoluzione ha fatto per averla fallita?

Trentamila giornalisti a Londra per diecimila atleti all’Olimpiade.

La Procura di Cremona si era scordata la Juventus e il Procuratore Palazzi solerte, nemmeno sollecitato dai suoi padroni Milan e Inter, ha provveduto a metterla al centro dello scandalo. Poi si dice che Napoli non è efficiente: è l’anema e il core del capitalismo.

“La giustizia italiana ci ha abituati a molte inchieste e poche condanne”, scrive bene Polito sul “Corriere della sera” della mafia elevata a Stato. Ma dopo aver detto che niente è più democratico che “intercettare il capo dello Stato, e anche motivare pubblicamente l’ispirazione politica della sua azione”. Nelle democrazie popolari? In uno stato di diritto la giustizia politica non c’è.

Solo martedì 24 luglio Alessandro Merli ha l’opportunità di dire sul “Sole 24 ore” che la Germania contiene il debito addossandone un terzo, 500 miliardi, al famoso Kreditanstalt. Che è una sorta di Spa ma pubblica al cento per cento e a tutti gli effetti. Può dirlo però in breve, e senza scandalo. Per non indebolire la politica dei tagli? Meglio l’ideologia che la sopravvivenza.

La Consob ha sospeso le vendite allo scoperto, short selling, su banche e assicurazioni. Che dunque non erano sospese. Sì immagina la speculazione opera di quattro o cinque colossi segreti, mentre è una miriade di piccoli e piccolissimi operatori.
Le ha sospese per una settimana. Di quale mercato è protezione la Consob?
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Non ci sono che europeisti nei giornali italiani. Non ci sono mai stati tanti europeisti a prescindere quanti ora che l’Europa non esiste. Effetto del disarmo vaticano (post-Woytiła) e sovietico.

Favoloso Vaticano nella ricostruzione di Marco Ansaldo su “Repubblica” lunedì: gli spioni degli atti riservati del papa erano i suoi intimi. Oltre il suo cameriere privato, la governante traduttrice, il ghostwriter fedele di decenni e l’ex segretario. Tutti diffondevano i suoi appunti non per soldi ma per amore del papa. Una storia di ordinaria follia, puro Ottocento.

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