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martedì 11 settembre 2012

Il giallo etnico

Markaris come il suo maestro Camilleri beneficia della malia che le rispettive aree di appartenenza esercitano, la Grecia e la Sicilia. Che sopravanza le rispettive disgrazie, la crisi e le mafie, e anzi vi si acuisce. Entrambi da ex comunisti, ma Markaris con una bio vera: “Siamo una generazione che è partita da sinistra ed è finita stronza”. Lui armeno di Istanbul, educato a Vienna e Stoccarda, greco per scelta, nel 1964, a quasi trent’anni. Uno che vive la sua realtà, i media, non da lottizzato cioè. E questo si vede: Markaris ha una singolare capacità, a differenza del conformista Camilleri, di “narrare” l’attualità. Qui la stiracchia al doppio della lunghezza “regolare” del genere, e non stufa.
L’analisi del momento è sempre concisa e precisa. “La Grecia è una repubblica governata da tre famiglie reali”, Karamanlìs, Panpandrèou e Mitotàkis. Nel 2005 c’erano già in Grecia i tedeschi, che poi si impadroniranno del paese, 'nata vota. Prendono in affitto le case per le vacanze, pagando in anticipo e bene. E così la Grecia vive “di affitti e prestiti”, all’epoca “dei pagamenti rateali e della carte di credito”. Atene è il suo traffico.
La vicenda è di terrorismo. Della sola azione che Al Qaeda non ha fatto, per mare, dopo l’aria (Torri Gemelle), la terra (stazione Atocha) e il sottoterra (metropolitana di Londra). E di pubblicità tv, il business della pubblicità.
Petros Markaris, La lunga estate calda del commissario Charitos, Bompiani Tascabili, pp. 375 € 5

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