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martedì 11 settembre 2012

Le Mani Pulite di Andreotti

Vent’anni fa, giorno per giorno:
“Dunque solo Andreotti, nel pentapartito, è risparmiato da Mani Pulite. Lui e i suoi – a parte Pomicino, ma quella di Pomicino è una faida napoletana. Incongruamente, anche in maniera vistosa, essendo egli il dominus incontestato di tutti i traffici romani, comprese le tangenti, le manomissioni palaziali, e le protezioni giudiziarie (preavvisi, insabbiamenti), quindi il più corrotto, anche se non prende soldi. Specie nel tangentone Enimont, gestito in prima persona col fedelissimo Franco Piga, e con gli ufficiali pagatori, tutti “romani”.
“È lui il fornitore, surrettizio naturalmente, indiretto, degli indizi, delle prove-non-prove, degli oggetti di reato? È la sua cifra politica, da quando esordì nella politica nazionale nel 1968 alfiere della destra, con le carte allo “Specchio” contro i socialisti, e all’“Espresso” contro la destra di Antonio Segni. E sei anni dopo contro il generale Miceli, cioè contro Moro, per indurlo a patti sul compromesso storico.
“Si vendica per non essere stato eletto dal pentapartito, che gli aveva preferito Forlani, alla presidenza della Repubblica? Questo spiegherebbe perché dalla carte della corruzione siano scomparsi anche i comunisti: Andretti-Mani Pulite si vendica di chi non l’ha candidato. Di Pietro è, per quello che se ne sa e per quello che non se ne sa, tipicamente il suo uomo. E Borrelli?
“Altri comprimari romani, cioè andreottiani, del tangentone Enimont: l’inafferrabile Garofano, succeduto al demitiano Schimberni, Paolo Cirino Pomicino, il simpaticone Luigi Bisignani, la traccia più evidente, e molto probabilmente lo stesso Guido Carli. Andreottiana anche la sfida, e il fronte avverso che essa mette in piazza: Craxi e i suoi, antipatizzanti da sempre, i Ferruzzi-Gardini, irriducibili, il fronte Mediobanca, minacciato ma non affondato, che opportunamente si defila, e nella Fiat Romiti, con l’aiuto dell’“andreottiano” Umberto Agnelli.
“E dire che a Andreotti minacciava di andargli male. Anzi gli era andata male, dopo i trionfi contro il “compromesso storico”, culminati nel 1979 con la storica sconfitta di Berlinguer, la prima subita dal Pci nella storia della Repubblica. Alle elezioni di aprile ha beccato anche lui, pesantemente, bastava dargli una spintarella. A meno che non abbia una forza recondita. Una forza reale, non i Lima, i Vitalone, gli Sbardella, i Pomicino, gli Evangelisti, i Bisignani, tutta gente d’ordine”.

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