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sabato 13 aprile 2013

Il giornale è meglio ”averlo” gratis

“Abbiamo un giornale”, avrebbe potuto ora dire Fassino, se fosse ancora segretario del suo partito - e non fosse intercettato. Ora che Unipol, avendo fallito la banca (Bnl), entra al “Corriere della sera”. Per la quota Ligresti, beninteso, che ha ereditato con le assicurazioni, la Fondiaria-Sai. Anche se non ce n’era bisogno - Unipol sottoscrive l’oneroso aumento di capitale per nobilitarsi, l’effetto oggi è rovesciato. Il giornale il partito ce l’aveva già.
È una curiosa anomalia dei giornali italiani, la seconda. La prima e più nota è il carattere non editoriale dell’impresa giornalistica. Gli editori hanno tutti altri interessi, la banca, la Borsa, un tempo il petrolio e la chimica, e lo stesso Berlusconi, l’unico editore “puro”, se ne serve per la sua politica e anzi la sua personale figura. La seconda anomalia è lo schieramento dei giornali, da parte di questi editori impuri, alla maniera di Berlusconi, per un partito o un gruppo politico. Nemmeno per uno schieramento ideale, ma per questo o quel “potentato”. Il che vuole dire, in presenza di Berlusconi, per il partito Democratico. Per cui, per dire, è democrat “La Stampa”, della Fiat, che viene portata regolarmente in tribunale dalla Cgil per condotta antisindacale…
L’anomalia ha però radici lontane, ben prima di Berlusconi. E risale al 1978, quando Scalfari schierò “Repubblica” col Pci. Adalberto Minucci, che allora dirigeva la Sezione Stampa del Pci di Berlinguer, assiduo frequentatore di Scalfari a “Repubblica”, lo spiegò senza mezzi termini alla redazione di “Paese Sera”, il giornale “indipendente” del Pci, che minacciava di chiudere (e poi chiuse): ”Il Partito non ha interesse a spendere per avere un giornale fiancheggiatore quando già ne ha uno gratis”. Il problema fu poi risolto trasferendo quelli di “Paese Sera” a  “Repubblica”, nuovi dirigenti del giornale, capi servizio, capi redattore e comitato d redazione, raddoppiandone la retribuzione col semplice trasferimento.
L’anomalia, anzi, era cominciata cinque anni prima, proprio al “Corriere della sera”. Bruno Tassan Din, general manager della Rizzoli nel 1973, poi cancellato dalla memoria per la frequentazione della Loggia P 2, era “in ottimi rapporti con numerosi esponenti di primo piano del Pci, Elio Quercioli e Adalberto Minucci, responsabili per la stampa, Gianni Cervetti, uomo di punta a Milano, ed Eugenio Peggio, economista” (G.Leuzzi, “Mediobanca Editore”, p. 14).

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