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mercoledì 5 giugno 2013

La filosofia rinnovata da Grillo

Grillo è un demagogo, Platone non l’avrebbe confuso. Roberta De Monticelli invece sì. Ne analizza la “condivisione dell’informazione”, il democratico “lo Stato siamo noi”, e la “speranza comica”, non convinta ma a malincuore. La fenomenologia del grillismo è semplice, e spudorata. Ma la filosofa essendo blogger, e caratterista dei talk show tv, si esercita a menarla – detta alla Grillo.
Peccato. La sua ambizione di rifare il Principio Speranza, di cui questo è il terzo volet, dopo “La questione morale” e “La questione civile”, era promettente. È anche una che sembra averne i titoli: ha lavorato con Jeanne Hersch, conosce Simone Weil (“le collettività non pensano”) e Hannah Arendt, legge Chiaromonte e Milosz. Ma scantona volentieri. Nella videocrazia, il “cinismo italiano”, l’omertà, la libertà di stampa che in Macedonia c’è e in Italia no, la “società consortile” (se non è consortile Ginevra, omertosa, dove ha lavorato quindici anni…), la “società di briganti”, e altre facezie non divertenti, col fastidioso supporto di Leopardi che invece non era affatto provinciale. Il tipo deprecatorio. Da blogger alla Grillo. Alla fabbrica della “perdita di senso” che non evita di citare. Col vezzo di vedere le pagliuzze e non la trave – dov’è la società di briganti nel suo San Raffaele, “sfilato” dalla “società civile” che poi si è stretta attorno al “Corriere della sera”, due volte fallito rispetto al San Raffaele? Molto milanese (ipocrita?). Se la verità è individuale, filosofica, che Dio e Simone Weil ce ne guardino.
A un certo punto si chiede “come se la cavino la maggioranza dei filosofi con le stragi“. Perché, qualche filosofo se l’è cavata? A parte deprecare. Ma non la giustizia a Milano che tutto imbrogliò.
Roberta De Monticelli, Sull’idea di rinnovamento, Cortina, pp. 101 € 9

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