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mercoledì 9 aprile 2014

La Via della Seta passa da Mosca

Arriveranno le Ford made in China – e le Fiat, perché no. Col treno, via Mosca. In 12-15 giorni, meno di un terzo del tempo che ora ci vuole dall’Estremo Oriente, via mare. Ancora meno quando la Cina interna, a ridosso dell’Asia centrale, sarà industrializzata.
Il progetto della Via della Seta, come la nuova ferrovia transasiatica si vuole chiamare, lanciato a Astana, la capitale del Kazakistan, a novembre, si può dire decollato. Grosse compagnie europee di logistica saranno coinvolte, tra esse le ferrovie tedesche, DB Schenker, e specialisti del trasporto cargo, Swissport, FlughafenZurich. Il finanziamento dell’opera, mille miliardi di dollari in dieci anni, sarà assicurato dai fondi sovrani del Kazakistan e del Dubai, l’Asian Development Bank, la Bers (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo), e naturalmente le banche cinesi.
Il nuovo collegamento dovrebbe essere effettivo a partire dal 2020, seppure non completato. Con un trasporto iniziale di 1,7 milioni di container l’anno. Il progetto è una sorta di alta velocità Est-Ovest. Con l’ammodernamento delle infrastrutture esistenti e la loro integrazione, in modo da consentire un trasporto espresso prioritario di lungo percorso, accanto al cabotaggio tradizionale, di prodotti petroliferi, carbone, cereali e metalli.
È un progetto cinese. Non nuovo: in questa chiave la Cina già offre assistenza finanziaria e tecnica alle ferrovie del’Asia Centrale, e fino alla Bulgaria. Ma è patrocinato politicamente, e organizzativamente, dalla Russia: Putin ne ha fatto il perno del suo progetto di Eurasia, l’Unione Doganale Eurasiatica

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