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venerdì 25 aprile 2014

Lei non sa chi sono io, la poliziotta

Si dice il “lei non sa chi sono io” uno sport nazionale, ma allora delle forze dell’ordine – cosiddette, sono le forze piuttosto del disordine. Non si mai trattati come persone normali quando si è fermati, il più spesso in macchina, per nessun motivo se non “un controllo”, con l’inevitabile “documenda”. Bisogna discolparsi, comunque provare che si è in ordine. Mentre il poliziotto può fermarvi a suo piacimento, interrogarvi a suo piacimento, contestarvi quello che vuole senza che voi possiate contraddirlo, e farà di tutto per multarvi – o, se siete una celebrità, per potersi immortalare imputandovi un “lei non sa chi sono io”.
Difficile immaginare che dei poliziotti fossero lì per caso di sera nel momento in cui Balotelli scendeva dalla macchina con la fidanzata a Brescia per entrare a casa sua. Tre, non uno. Nessun motivo è stato addotto per la richiesta a Balotelli di esibire i “documenda”. Forse perché è un nero in Ferrari? Ma allora questi poliziotti che segugi sono? E che controllo del territorio hanno, se non sanno che a Brescia Nord, in quella tal strada, abita Balotelli? . E quando Balotelli, come qualsiasi comune cittadino che li mantiene pagando le tasse, ha detto scherzando “ma non fareste meglio ad andare a lavorare”, subito la poliziotta ha portato il caso ai giornali.
C’è stato un delitto? Un’infrazione? Un’irregolarità? Non importa, il poliziotto – ora anche il carabiniere nuova generazione, formato nella accademie – che sempre più spesso è femmina, è superiore, voi siete inferiore. Ora aspettiamo di vedere la signora da Santoro, il posto degli sbirri, in mezza sera, col profilo e l’illuminazione lusinghieri - la Polizia, purtroppo, si fa un onore di questi metodi, se ne fa la pubblicità.
Non sono storie minori. Sono un modo d’essere, e canonizzano l’impopolarità delle forze dell’ordine. Che non  è a sua volta un fatto minore: pensarsi investiti da non si sa che privilegi genera analoga supponenza e comunque una ripulsa.

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