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giovedì 24 aprile 2014

Sono Bondi, l’arcinemico

Ma Bondi ci è o ci fa? Soprattutto il qui lo dico qui lo nego lo consegna alla mannaia dolce del ridicolo.
Eppure quest’uomo ha vinto un’elezione, contro Veltroni. Mobilitando il rank-and-file che invece Veltroni, attaccato al centralismo democratico benché si professi acomunista, ha alienato, nell’astensione e la protesta.
C’è una lezione da trarre. Che non può essere l’irrilevanza del voto: il popolo s’ingegna al massimo, nei suoi limiti. C’è, c’è stato, un fatto storico: il pendolo ha oscillato a lungo a destra per una sinistra impossibile. Ma c’entra anche un fatto di comunicazione: Troppo piena di sé quella di sinistra, coi suoi tg e talk-show a circuito sigillato, tutte predetto e prestampato. Dubitativa e sperimentale quella di destra, poco o  nulla imperativa.
Una immagine, bizzarramente, a specchio di quella di  Berlusconi. I cui pronunciamenti, imposti ai suoi tg, sono controproducenti: ingessati, noiosi, ristretti, come il personaggio in fondo dev’essere. Mentre sparigliano fuori casa, dal nemico più o meno dichiarato: il contratto da Vespa, l’invasione del aalotto di Santoro e Travaglio.

Le lezioni sono dunque due: 1) a volte vince il più debole, il meno invasivo o supponente; 2) i media contano, ma bisogna sapere che messaggio si dà, almeno quello. 

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