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martedì 26 agosto 2014

La storia vince la violenza, anche nell'Aspromonte

Tra gli aranci “d’ogni mese” e i ritmi “alla ricottara”, vicende sempre truci si succedono attorno all’Aspromonte. A una montagna che pure ispirò canzoni di gesta, e a molti viaggiatori sorrise, di misteri e di miraggi. Ma pesa come una stigmata “Gente in Aspromonte” di Alvaro, una sorta di tradizione o maledizione di abbandono e violenza. Una letteratura potente ne ha fatto la realtà, più della natura e della società.
Pasqualino Marcianò, che ci ha lasciati ai settant’anni, era persona amabile e portata alla leggerezza – per un decennio a Ravenna, dove lavorava, assessore alla Cultura. L’invenzione alvariana della tradizione ha contagiato anche lui: non c’è violenza che non venga esercitata in questo racconto. Che però s’immagina abbia concepito sempre col sorriso: la violenza, così distruttiva, non lascia traccia, la storia va avanti.
Pasqualino Marcianò, Peccatrice al ruscello, Nuove Edizioni Barbaro, pp. 101 € 10

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