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domenica 24 agosto 2014

I preti contro i santi

La natura del bene si comprende solo comprendendo la natura del male, Giovanni Reale fa dire a sant’Agostino su “La Lettura” oggi. Agostino non l’ha detto, ma ci può stare: il santo è un peccatore, anche lui. “La lettura” fa dire a Reale pure che tutti, da sant’Agostino a  don Gelmini, sono “macchiati da alcune vicende giudiziarie”. Questo non è vero, le “vicende giudiziarie” sono cosa recente, un termine generico coniato per quel groviglio di accuse e sospetti che da un quarto di secolo sostituiscono il giudizio e assommano a una condanna. A opera di giudici in genere corrotti – giudici propriamente detti e giornalisti.
Il caso dei preti santi e peccatori, quelli accusati perché di destra e quelli non accusati perché di sinistra ma mormorati (per esempio di “Libera”), era stato anticipato in chiave anticlericale a carico di don Bosco. Che però mise gli accusatori nel sacco – i Savoia erano, oltre che laici, anche beghini. E si fece santo vero, produttivo.
Le “vicende” di don Gelmini e don Verzé sono analoghe, ma in ambito clericale. Per appropriarsi delle risorse pubbliche da parte di preti concorrenti, nel caso di don Gelmini – accusato di violenze sessuali a 82 anni, da drogati… (bisognerebbe mandare i giudici, e i cronisti giudiziari, ad assistere i drogati, anche solo per un giorno). Le “vicende” di don Verzé sanno tutti che erano una sola: aveva novant’anni e non voleva mollare il San Raffaele alla cricca Rotelli-Bazoli.

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