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sabato 3 gennaio 2015

Il papa non è Francesco

Il papa in cattedra non è il Francesco della tradizione. Anzi, non si capisce nemmeno come ci sia arrivato, in cattedra. Per non dire della diarchia, di due papi, cosa inaudita e ora contestata dai canonisti. Ce n’è abbastanza per suscitare scandalo, quello che Socci cerca.
l secondo papa, Francesco, fu eletto peraltro contro le procedure, e questo non è ammesso: fu fatta una quinta votazione, la sera della elezione, contro il precetto, non modificabile, al conclave di tenerne al massimo quattro al giorno, due la mattina e due la sera. Per documentarlo, a maggiore scandalo, Socci si rifà alle indiscrezioni di Elisabetta Piqué, vaticanista argentina biografa del papa e sua referente.
Per ogni cosa oscura c’è una spiegazione. Ci sono due papi perché uno si è dimesso, di sua volontà, senza alcuna costrizione. Chi ha eletto il papa sono i cardinali sudamericani, l’honduregno Madariaga e i brasiliani. Che l’avevano già candidato al conclave del 2005, ma lui si era autoescluso. La quinta votazione fu pro forma, perché la quarta del giorno, nella quale Bergoglio era stato già eletto, si dovette ripetere per un vizio di fatto: un bollettino di voto, bianco, era rimasto attaccato a uno valido. Quanto a san Francesco, è vero che non fu papa, ma anche lui visse un’epoca di forte travaglio della chiesa.
È però pure vero che nella chiesa c’è sconcerto. E che nessun papa era stato così contestato all’interno come Francesco, nemmeno il papa del Concilio, Paolo VI. Per una guida debole e confusa. Non tanto per le telefonate e i dialoghi a sensazione con atei strafottenti, o per il populismo della residenza a Santa Marte, che è in realtà un “residence” papale, più grande – e più difficile da mantenere – dell’appartamento pontificio. L’insoddisfazione, ad appena un anno e mezzo di pontificato, si coagula su fatti di sostanza. L’incapacità di reagire alla persecuzione dichiarata dei cristiani nel Medio Oriente e in Africa. Il rovesciamento della dottrina e la morale antirelativistica dei predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, che gli vale da qualche tempo le critiche pubbliche della chiesa nordamericana, e i mugugni di alcuni italiani, compreso il cardinale Bagnasco. La nomina, fuori da ogni costituzione, di un consiglio ristretto di consulenti, personalissimo – peraltro gestito dallo stesso cardinale Madariaga.
Antonio Socci, Non è Francesco. La chiesa nella grande tempesta, Mondadori, pp. 282 € 18

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