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giovedì 3 marzo 2016

La strage di Stato

Si moltiplicano le ricostruzioni degli “anni di piombo”, dal 1969 in poi. In genere sul versante legittimista: non ci fu una regia occulta. Paolo Mieli le sintetizza tutte martedì sotto un titolo imperativo: “Dietrologia da sfatare”. In effetti, se ne inventano troppe. Ma questo è già un segno di disinformacija: la madre degli stupidi è sempre incinta, ma qui non si tratta di dire scemenze quando di “ricostruirle”, cioè costruirle. Per questo o quel fine che è inutile indagare: Perché il fatto rimane – e semmai si conferma, sia per le dietrologie che per la fine conclamata delle stesse.
Rimane la pista anarchica per la strage di piazza Fontana. Grave errore d Calabresi. Ma anche decisione della questura e la prefettura di Milano, e del ministero a Roma. Ministro Franco Restivo, che aveva come segretario Giuseppe Insalaco, che da sindaco di Palermo sarà vent’anni dopo vittima della mafia, ma si accreditava a Roma collaboratore dei servizi segreti. Male indagata sarà anche la strage di Brescia, non per incapacità o errore ma volutamente. E così pure quella di Bologna. La Grecia naturalmente c’era stata, che dava troppi bollori a troppi ufficiali dell'Esercito. C’era Gladio. E c’era una cultura della violenza. Un prolungamento, si dice, della guerra civile, ma con pesanti (dimostrati) collegamenti coin i servizi segreti.
“La strage di Stato”, 1974, resta più veritiera, anche se fu scritta anch’essa all’ombra dei servizi segreti, per una delle solite fazioni che li dividono.

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