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sabato 9 aprile 2016

Letture - 253

letterautore

Ariosto – Si divertiva, era ironico? Si direbbe di sì leggendolo. Ma Nicola Gardini, “Domenica” del “Sole 24 Ore” 23 agosto 2015 e Christian Rivoletti hanno dimostrato che l’ironia dell’Ariosto è un “mito”, che nasce con l’estetica romantica di Schiller, Schlegel e Schelling. Che può essere vero: Montaigne documenta nel “Viaggio in Italia” la conoscenza diffusa del “Furioso”, anche nella valli di montagna come di un romanzo di avventura e passioni, raccontato e anzi declamato per canti interi anche da analfabeti. Ma è lo stesso Gardini poi a documentare, domenica sempre sul “Sole 24 Ore”, che un suo superaffollato Reading Group a Oxford sull’“Orlando Furioso”, che ha visto accorrere italianisti, ispanisti, slavisti, anglisti, francesisti, classicisti, storici, storici dell’arte, e anche gente di altre università, sta concludendosi su toni da commedia.Ilclassicista e francesista,  traduttore di teatro, David Maskell sta adattando il poema alla scena con “furia creativa” sostanziata di inglese brioso, “abili rime” e “l’esaltazione di una certa comicità”.
Che spesso è ammirevole: Se ne trova traccia – di Montaigne e dello spirito comico – nelle volgarizzazioni dei pupari siciliani. Camilleri se ne è avvalso ancora recentemente, per il racconto lungo “Il sorriso di Angelica”.

Autobio – “La letteratura di memoria è l’ultimo rifugio delle canaglie”, argomenta un personaggio di Eco, “Il pendolo di Foucault”.

Best-seller – “ll segreto del best-seller? Avere poca fantasia”, confida Ken Follett a Stefania Parmeggiani su “la Repubblica”. Era da sospettarlo: il best-seller deve scorrere veloce.

Italo Calvino –Sono passati senza lasciare traccia i trent’anni della morte l’anno scorso: niente studi, riedizioni, scoperte, inediti, rivalutazioni, revisioni. La disattenzione è però generale – Pasolini si è salvato ma solo per il lato scandalistico della  morte. Mentre l’autore è fertile: si rilegge con interesse immutato. Non trascinante, ma non voleva esserlo. E piuttosto sperimentale, allora come oggi. Come se gli anni fossero trascorsi senza incidere.
Calvino dà un senso di vuoto nella storia italiana recente. In quella politica anche, probabilmente, di sicuro in quella culturale.

U. Eco  - È scrittore di libri - biblioscrittore, riscrittore. Come materia ha i libri, la biblioteca. C’è lo scrittore d’avventura, d’azione, di gialli, di costume, etc,. e c’è il narratore di libri  - Borges ne è il prototipo. 
Borges è misurato – sornione: sa che dei libri non c’è da fidarsi. Eco è smisurato, sovrastato dalla  bibliofilia.

Si disse da ultimo haunted dalla rete, ne parlava come di un incubo. Perché moltiplica la psicosi del complotto, e la disinformacija, ingenua o perversa. Dopo essere stato pioniere e celebratore della rivoluzione digitale – protagonista del “Pendolo di Fucault”, 1984, è il computer, che “scrive per l’autore”. Ma temeva internet. Ho visto un mio profilo su wikipedia, raccontava da ultimo, ho saputo che è facile rimediare agli errori, ho provato, è vero, e questo mi sconcerta: chiunque può cambiarsi o cambiare i dati.

Un uomo del Seicento, si voleva ed è: curioso. Scrittore di romanzi senz’anima, tutti di curiosità, ossessionato dalla ripetizione, dalla variazione, dalla biblioteca, dalla incalcolabile, irriducibile “vertigine della lista”, della classificazione. Nonché, più seriamente, dall’inconcludenza della riflessione.

Si può dire uno che va a passo di gambero, giusto un suo titolo, se non fu conservatore di ritorno. Postmoderno dopo essere stato araldo dell’avanguardia decostruzionista. Con analisi filologiche e semiotiche applicate ai “corpi” meno elevati e anzi quasi triviali, il “Conte di Montecristo”, Mike Bongiorno,  Campanile..Poi anti-decostruzionista, con “I limiti dell’interpretazione” e il successivo “Interpretazione e sovra interpretazione” – entrambi progettati e editi negli Stati Uniti, in chiave cioè anti Derrida, allora dominante nelle università americane.

Follia - Lévi-Strauss ha gli “stati alterati della coscienza”, a proposito del “mistero sciamanico” … attorno alla creazione estetica, di narratori, poeti, scultori, ricamatori, danzatori…. Stati “alterati” in quando non abitudinari, ma anche non regolamentari (grammaticali). E tuttavia comunicativi: intelligibili, trasmissibili. Saranno questi stati alterati all’origine di tanta creatività in condizioni psicotiche. Fino alla follia certificata. Di Alda Merini. Di Artaud: le tante lettere che scrisse durante l’internamento in manicomio, trattato con continui elettroshock, sono peraltro ben scritte e ragionate. Di Campana, Hölderlin, dello stesso Nietzsche, che in manicomio riconosceva le persone, e suonava il piano senza sbavature. Di “Incom”, il giovane Saro Napoli ora internato, dalla versificazione spontanea, fertile, immaginativa, e insieme misurata e significante. A stati dissociati, al limite della schizofrenia, si accenna anche nella corrispondenza tra Rilke e Lou Salome.

Italia – Nel “Diario di uno scrittore” Dostoevskij annota, un decennio dopo l’unità, che l’Italia con l’unità si era immiserita. Rispetto a una civiltà italica che per “oltre duemila anni” era stata “un’idea universale capace di riunire il mondo”. Dapprima con la civiltà romana, poi con quella cristiana: “La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale”. Ora, si chiede, “per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio con la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine”. La sua delusione è anche premonitrice: un regno, concludeva, “per di più pieno di debiti non pagati e soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine”..  

Marionette – Con la chiusura del piccolo chiosco di Carlo Piantadosi al Gianicolo, dopo la sua morte, Roma non ha più uno spettacolo di marionette – neanche nella forma brevissima e ripetitiva del Pulcinella di Piantadosi. Ma in tutta Italia si può dire non si fa più teatro di burattini, la forma più gradita di spettacolo, di piccoli e grandi. I Cola? Gli Accettella? C’erano famiglie che coltivavano questa tradizione, che evidentemente è troppo complessa per l’epoca – s’incontrano a ogni angolo della città maschere mimiche nelle fogge più strane, anche inventive, per un’elemosina, ma applicarsi al teatro no. Cuticchio ancora esercita da Palermo ma come un caso da museo, nelle tv, nei festival, lo chiamano per spiegare più che per fare spettacolo. .

letterautore@antiit.eu

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