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lunedì 9 maggio 2016

È proprio (vecchia) Dc

C’è qualcosa che non convince nella politica estera di Renzi, di cui pure tanto si occupa. E ora si sa, dopo il richiamo di Calenda da Bruxelles: è l’urgenza della politica domestica, il gioco del potere, vecchia arena democristiana. .
Altri sono tornati famosamente a Roma per questioni analoghe. Non solo i Buttiglione, anche un presidente di Commissione, Franco Maria Malfatti, si dimise per fare le elezioni in Italia – dopo appena quindici mesi a Bruxelles, nel 1972. Lo stesso si può dire di Prodi, che non volle un reincarico a Bruxelles a fine 2004. È sempre stato così nel vecchio regime, veterodemocristiano: la politica estera non porta voti e quindi non interessa, se ne parla così per dire. E per i viaggi di rappresentanza – ma anche questi di malavoglia e nell’ignoranza: seguire Moro, Andreotti, Cossiga, De Mita in giro per il mondo era esperienza raccapricciante.  
Si capisce anche che l’Italia sia debole a Bruxelles: il più delle volte non sa nemmeno cosa sta votando. Renzi non ha saputo dirimere la contesa fra i suoi propri galli, i galli del suo proprio pollaio, per il posto di ministro dello Sviluppo, e ha chiamato in corner Calenda. Che aveva mandato a Bruxelles come ambasciatore straordinario, passando sopra ai diplomatici di professione, come l’uomo forte, per dirimere e proteggere gli interessi italiani, solo qualche settimana fa.
È così che l’Italia non sa nulla di Bruxelles, se non per le polemiche spicciole. Nulla delle politiche per l’immigrazione. O se e perché deve dare un miliardo alla Turchia, gratis. Se e perché la Germania può comprarsi tutto il gas russo che vuole, di cui poi farsi rivenditrice, e l’Italia no. Etc. Renzi e Padoan si sono fatti fare il bail-in bancario come se non sapessero nulla, in forza del quale quattro banche sono fallite, con casini vari, mentre risulta che hanno partecipato a negoziati laboriosi per il regolamento – in teoria hanno partecipato.
È il gene Dc – che pure è quella che ha voluto e fondato l’Ue. Della Dc italiana. Gli unici italiani che hanno preso sul serio il loro ruolo a Bruxelles, dove hanno bene e anche molto bene, Monti e Bonino, vi sono stati mandati da Berlusconi quando era liberale, prima del morso leghista e neofascista.

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