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sabato 24 febbraio 2018

Ombre - 405

L’amministratore delegato di Snapchat, Evan Spiegel, si dà una retribuzione-premio per il 2917 di 638 milioni di dollari. È tutto serio, non si ride: è il mercato.

Spiegel è anche uno dei fondatori di Snapchat. Ma non c’è profumo di malversazione, o distrazione di fondi aziendali, nel suo superstipendio. Rubare all’azienda era proibitissimo, per i creditori e i dipendenti, col web deve essere cambiato il diritto.

Il titolo Snapchat cade in Borsa solo perché una influencer si è detta delusa: “Qualcun altro non apre più Snapchat? È talmente triste”, ha twittato Lyllie Jenner. Nota come sorellastra di Kim Kardashian. Che è una pin-up del web.

Il premier designato da Grillo va al Quirinale a presentare il suo futuro governo. Lo fanno parlare col segretario generale, e a questi confida in segreto tre nomi di futuri ministri. Cronache ossequiose – e chi saranno i tre?
Ridere non è ammesso - ma quante divisioni ha Grillo? Certo, aveva ragione di disprezzare i giornalisti.

Tra un settimana votiamo ma non c’è l’ombra di un candidato nelle cronache locali. Delle circoscrizioni, dove saremo iscritti. Di chi si presenta e cosa vuole. Molte pagine sul Di Maio pensiero, e il Salvini pensiero, con Meloni e Grasso, ma niente per l’uomo\donna per il\la quale vorremmo vota e. Poi dice che i giornali non sono inutili.

È ora d’uso a Roma il mendicante col cellulare, a cui sta incollato, mentre saluta, chiede, ringrazia. Giovani africani per lo più, che da un paio d’anni riempiono i marciapiedi, nei quartieri medio borghesi. Collocati nei posti giusti, con cambi a orario preciso. Rifugiati da quale guerra?

I richiedenti asilo di un centro di accoglienza al quartiere Aurelio a Roma hanno occupato la struttura, per il mancato pagamento delle ricariche telefoniche. Le ricariche sono previste dai regolamenti. Salvini non ha mancato l’occasione, e ha postato la cosa.

Il centro occupato non è male: sta dentro un parco, con gli alberi e gli armenti.
La questione migranti è anche colpa degli operatori sociali: hanno poca sensibilità (intelligenza), per loro è un business.

Di Maio cattivissimo con De Falco: “Se ha usato violenza alla moglie lo caccio”. Per un comandante una fine ingloriosa, alle mercé di un giovanotto senz’arte. O chi si somiglia si piglia?

Gas, energia e rifiuti, le utilities italiane stanno benissimo - rapporto “Top Utility 2018”, realizzato da Athesys. Per prezzi e tariffe record. Ma questo il rapporto non lo dice: vale la favola dei buoni affari buoni per tutti.

Si fanno ricche le utilities con prezzi e tariffe record perché possano dare buoni dividendi. Essendo in larga parte pubbliche, danno dividendi a Comuni, Regioni e Tesoro. La politica in effetti è ingorda.

Bianca Berlinguer si fa dire a “Carta bianca” da Camilleri che il Pd non è un partito di sinistra. Con sorrisetti, ammiccamenti. E applausi a sostegno. Poi ospita Calenda, che non è del Pd, forse, ma  nemmeno di destra, e per il governo del Pd lavora risoluto su piani di sinistra, per il lavoro, il reddito, la protezione sociale. Poi dicono che è Putin che ci spinge sul disfattismo e il nazionalismo, con gli hacker.

“Da Bonafede a Montanari, i nomi sul tavolo per la squadra di Di Maio”, per il governo Di Maio – “Anche Buffagni in lista”: esulta il “Corriere della sera”. Perbacco! Roba da accapponare la pelle.

Niente Natale dei bambini, giusto un miserabile Spelacchio a piazza Venezia, e niente Carnevale. Per il secondo anno Roma delle 5 Stelle ha vissuto zitta le feste popolari. Non sanno fare nemmeno un corteo di maschere in piazza è tropo dire. Non sanno è più giusto.

Vivendo a Roma uno si chiede se i 5 Stelle che la governano non siano simulacri, ectoplasmi.
Al Campidoglio, dove controllano il consiglio, non lo riuniscono nemmeno. Nelle circoscrizioni si limitano a litigare: mai una  decisione – una buca d a riempire, un sussidio da accordare, una pratica da smaltire. Due o tre circoscrizioni non hanno nemmeno referente, hanno litigato o lo hanno cacciato. Altre due o tre non si riuniscono per non doverlo fare. Sembra assurdo che questa gente governi Roma, ma così è.


Da quando Roma è 5 Stelle il tempo di attesa (prenotazione obbligatoria) per fare un certificato, uno dei mille che quotidianamente vengono richiesti, è passato da uno-due giorni a trenta – ultimamente a quaranta. Gli impiegati non sono diminuiti, ma ora possono non andare. 

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