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lunedì 17 dicembre 2018

Allende vivo


Un colpo di forza di Moretti. Un colpo di genio: un racconto semplice, nella sceneggiatura - benché apparentemente cancellata: ogni personaggio, ognuno, dice se stesso – e nel montaggio, e molto drammatico. Il racconto del governo Allende di Unidad Popular in Cile, la radicalizzazione, l’intervento degli Stati Uniti, il golpe di Pinochet, col bombardamento del palazzo presidenziale.
L’antefatto, di filmati d’epoca, è montato con tagli sapienti. Non da horror, come pure sarebbe stato possible, ma giusti, per la forza della verità. L’ennesimo reportage già letto e già visto, su fatti ormai stranoti,  si trasforma così in un racconto nuovo, “autentico”.
Il rtacconto è della persecuzione , con torture, dei sostenitori di Unidad Popular, la fuga all’estero, i   tanti destini dissolti e ricomposti.  Che sembra, ed è, già tutto detto e noto, ma Moretti sa riraccontarlo. Con le storie personali dei tanti che vissero quei momenti. Più numerosi quelli che si rifugiarono in Italia, tramite l’ambasciata a Santiago, rimasta aperta.
Con un montaggio discreto una narrazione efficace. E sempre onesta. Con una sola trascuratezza: che a sinistra c’era un Mir, un movimento rivoluzionario, con e contro Allende (contro il partito Comunista Cileno, che era parte di Unidad Popular). La tentazione da vegliardi ai giardinetti di dire l’Italia di allora migliore di quella di oggi, che è l’idea all’origine del film, è contenuta.
Nanni Moretti, Santiago Italia

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