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martedì 18 dicembre 2018

Era americano il primo Gian Burrasca

“La vera storia di Gian Burrasca” è il sottotitolo italiano. Cioè l’originale a cui Vamba si è ispirato. “Forse troppo”, dice l’editore.  
Il “Bad Boy’s Diary” è del 1880, “Gian Burrasca” del 1907. Redattrice editoriale oltre che scrittrice, Metta Victoria Fuller Victor pubblicò il “Diary” sotto pseudonimo, Walter T. Gray, ma si attivò e ottenne un successo immediato, con molte ristampe, e la diffusione anche in  Europa, in edizione inglese. Era preceduta da Twain, da “Tom Sawyer”, 1876. Che a sua volta era preceduto, nota il curatore Salvatore Proietti, da una “Story of a Bad Boy” di Thomas Bailey Aldrich, 1870. 
Metta Victor sarà seguita da numerosi altri. E nel 1907 da “Vamba”, Luigi Bertelli, che sul “Giornalino della domenica” del febbraio 1907, annunciando la pubblicazione a puntate del “Giornalino di Gian Burrasca”, dirà di averne ricevuto il manoscritto da una scrittrice, Ester Modigliani, che a sua volta lo avrebbe avuto da un ragazzo livornese – bilingue? Quattro anni dopo, dopo il successo di "Gian Burrasca", lo stesso editore, Bemporad, pubblicò  questo “Diario” col titolo “Memorie di un ragazzaccio”, tradotto da Ester Modigliani. Che però non ebbe successo.
La traduzione di Ester Modigliani è stata ripresa da Salani nel 1952, col titolo “Ritratto di Mastro Scompiglio” e l’avvertenza che “qualche capitolo” può risultare già letto “in un altro libro, giustamente diffuso e apprezzato”.
Giuseppe Fanciulli, “Scrittori e libri per l’infanzia”, ne dà la storia editoriale, sembra, di prima mano. Bertelli-Vamba era giornalista e disegnatore, illustrava il “Giornalino” e i libri. Quando Ester Modigliani sottomise a Bemporad la sua traduzione di “Walter T. Gray”, questa gli fu passata per idearne l’illustrazione: “La signora Ester Modigliani offrì al “Giornalino della domenica”, per l’appendice, la sua riduzione di un libro inglese. Vamba esaminò sommariamente il manoscritto; lo trovò divertente e interessante, pensò di abbellirlo con illustrazioni imitando perfettamente lo stile del disegno infantile; poi prese a fare dei ritocchi al testo; poi, assai presto, mise da parte la traduzione per affrontare da sé, con tutta la libertà del suo estro”, il testo tradotto, producendo un racconto a “carattere comico e umoristico, tutto nostro e tutto vambesco”.
Una rivendicazione che è anche un riconoscimento. Fanciulli, nomen omen, pedagogo e divulgatore della letteratura per i ragazzi, fu giovane compagno di merende di Vamba-Bertelli: quando, l’anno dopo “Gian Burrasca”, Vamba lanciò sul “Giornalino l’idea di una Confederazione Giornalinesca, senza frontiere, e cioè comprensiva “naturalmente di Trieste, dell’Istria, di Gorizia, della Dalmazia e di Trento, perché il nostro popolo non riconosce barriere politiche”, Fanciulli fu nominato presidente del parlamento del patriottico “Stato balocco”.
Proietti documenta le “somiglianze” tra Vamba e Metta Fuller. Spingendosi oltre: se non è documentabile la conoscenza del “Gian Burrasca” negli Usa, c’è però da dire che la serie dei “Fantastici Quattro”, il fumetto di Stan Lee e Kirby, ha qualcosa di Vamba: il lato eroicomico, e il vero nome della Torcia Umana, Johnny Storm, traduzione letterale di Gian Burrasca. Ma molte somiglianze sono stata trovate, si può aggiungere, con Hasek, “Il buon soldato Schveijk”.
I prestiti sono nell’ordine delle cose. Mark Twain ebbe una reazione dura contro il “Diario di un ragazzaccio”. Poiché nella caccia all’autore dietro lo pseudonimo qualcuno aveva fatto il suo nome, allertò i suoi avvocati perché agissero contro “quella robaccia inutile”. Di fatto però, nota Proietti, adottandone l’inglese “scorretto” in “Huckleberry Finn”. In “Tom Sawyer” aveva tentato di riprodurre il dialetto. Poi viene la lingua scorretta, semianalfabeta, di Georgie Hackett, il “ragazzaccio”. Poi “Huck Finn”, completamente in dialetto. Mentre i colloquialismi del “Ragazzaccio” Proietti ritrova fino in Faulkner e Toni Morrison.
Metta Victoria Fuller Victor, Diario di un ragazzaccio, Cooper, pp. pp. 295 € 12,80

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