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giovedì 19 settembre 2019

L’antropologa che vinse l’autismo

Oliver Sacks è andato a trovare Temple Grandin, e ne esamina il caso, con partecipazione umana, da “poeta laureato in medicina”, come è stato definito, oltre che da neurologo - un vecchio saggio che la rivista ripropone. Temple Grandin, che soffriva di autismo, era diventata una ricercatrice affermata. Aveva pubblicato un centinaio di testi, di spessore scientifico, sui comportamenti animali, e su alcun casi di autismo. Il titolo del reportage è la spiegazione che la stessa Grandin dava della sua condizione: “Gran parte del tempo mi sento come un’antropologa su Marte”.
Sacks espone in dettaglio gli accorgimenti che la ricercatrice adottava per rapportarsi col mondo, con esiti brillanti: la tenacia, l’incapacità di dissimulare, l’affinità profonda con gli animali, eccetera. Il segreto è il metodo: “È stata soprattutto impegnata a condurre una vita semplice, dice, e fare tutto in modo chiaro e metodico. Ha messo su una vasta biblioteca di esperienze negli anni, spiega. Come una biblioteca di videoregistrazioni, che poteva rivedersi nella sua mente e analizzare a ogni momento - «video» di come le persone si comportano nelle varie circostanze. Li rivedeva in continuazione, imparando, poco alla volta, a correlare cosa vedeva, in modo da poter prevedere come le persone in circostanze analoghe potrebbero agire”.
Quello che non sentiva, Temple Grandin lo imparava. Ma il segreto è in realtà non è di una persona che sapeva il suo limite? 
Oliver Sacks, An anthropologit on Mars, “The New Yorker, free online

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