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lunedì 16 settembre 2019

La sinistra distrutta da Berlinguer


Tutta colpa del PCI, di Berlinguer. Che ha dissolto nel nulla, in un abbraccio con gli ex Dc, un patrimonio politico di sinistra che si aggirava sul 50 per cento. Da testimone privilegiato, dirigente della Fgci, redattore di “Rinascita” e di “Paese sera”, cronista politico e commentatore di “Panorama” gestione Sechi, e del “Corriere della sera”  gestione Fiengo, quindi dal di dentro seppure non allineato, Paolo Franchi sa di che parla in questa “breve ma veridica storia della sinistra italiana”.
Un libro di cose viste, da cronista più che da analista. Ma rompighiaccio: una testimonianza che squarcia la cortina di silenzio e di alterigia che ha impedito negli ultimi trent’anni di vedere le origini e i motivi della frana della rappresentanza politica di sinistra. Da quando cioè la sinistra raccoglieva  il 50 per centro del voto, e Berlinguer lo dilapidò. Questo Franchi non lo dice, perché è cronista posato, non d’assalto, ma è la sintesi della storia.
Tre i momenti chiave, che avrebbero potuto indirizzare l’Italia altrimenti, in uno sviluppo meno perdente, e Berlinguer scelse il peggio. Quando nel 1976, alla chiusura del centro-sinistra storico, Dc-Psi, e col terrorismo già in atto, o “strategia della tensione”, il Psi pensava all’alternativa di sinistra, Berlinguer lanciò il compromesso storico. Quando cinque anni dopo, dopo lo scontro sul salvataggio di Moro, Craxi gli propose di nuovo di lavorare per l’alternativa, Berlinguer non ne fece parola in direzione, e anzi lanciò la “questione morale”, forte di uno Scalfari neo-democristiano, contro i socialisti. Nel 1983, in un incontro alle Frattocchie, Craxi tornò alla carica. Silenzio del Pci, e Craxi fece l’alternativa che De Mita gli proponeva, un po’ tu a palazzo Chigi, un po’ io.
La storia non finisce con Berlinguer. Dopo la caduta del Muro, sia Cossiga, presidente della Repubblica, sia Martelli cercheranno di spingere il Pci-Pds all’alleanza con il Psi, ma Occhetto obietta che il partito non l’avrebbe seguito, per una sorta di odio “antropologico” contro i socialisti. Il Pci aveva rotto con Mosca, che comunque esisteva solo nella figura d Gorbaciov, ma il Pci si riteneva berlinguerianamente sempre “diverso”. Ed è finito con Prodi, e poi con Renzi - che ora si smarca, contro la residua eredità della sinistra storica.
Paolo Franchi, Il tramonto dell’avvenire , Marsilio, pp. 16 € 19

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