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martedì 3 dicembre 2019

Una risata sul puritanesimo

Una risata sul puritanesimo Il Woody Allen delle origini. A quarant’anni da “Manhattan”, ci riprova – “senza monossido di carbonio non so vivere”. La metropoli per antonomasia facendo rivivere come un paese, tra incontri e visite occasionali, sorprendenti per le abitudini spersonalizzate del vivere cittadino, tra alti (grandi alberghi, grandi ricevimenti, il parco sontuoso) e bassi (marciapiedi, ombrelli, poker, compagni e compagne di scuola). E come ai vecchi tempi, da cabarettista e commediante, delizia con un seguito di battute.
Due ragazzi, che da un’università di provincia si fanno un un week-end a New York, sperimentano in poche ore, in un concatenarsi casuale di eventi, mezza America: il mondo del cinema, anche alternativo, quello del college, il Nord e il Sud, il democratico e il repubblicano, la ricchezza dei parvenus o Sogno Americano, dell’ebraismo compreso, l’alcol a ogni passo. Col parco e la pioggia che fanno di New York, dell’America, una bellezza malinconica.
Sui toni della malinconia, ma è un calcio di Allen al puritanesimo di ritorno negli Stati Uniti,  dall’Arizona desertica al college sperduto nelle nevi del New England. Che il film hanno non per caso messo all’indice, a partire dallo stesso produttore, Jeff Bezos di Amazon – il più grande sfruttatore di manodopera dal primo Ottocento: ci guadagna di più non facendo distribuire il film... Non cattivo ma feroce con la vergine americana.
Woody Allen, Un giorno di pioggia a New York

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