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sabato 28 marzo 2020

Si apre il fronte cinese

La colpa sarà della Cina, anche se del coronavirus è stata la culla ma non certamente la propagatrice. C’è ora manifesta - c’era già prima, per le denunce di Trump ma non solo - una divergenza d’interessi fra la Cina e il Resto del mondo, essenzialmente l’Europa e gli Stati Uniti. Prima, tutto quello che andava bene alla Cina andava bene al mondo, ora non è l’inverso ma comincia a esserlo.
I sistemi produttivi si sono adattati negli ultimi quarant’anni a fare capo alla Cina e a misurarsi su canoni cinesi. Un mercato enorme, più grande di tutto il Resto del mondo messo insieme, su tutti i segmenti di mercato, dal povero al ricco e ricchissimo. E il metro con cui misurare e contenere i costi. Ora la Cina è solo un concorrente.
Il “virus cinese” è un falso scopo: le batterie sono indirizzate contro la Cina in affari, dopo essere state per anni in linea con essa. Si vuole una quota maggiore del valore aggiunto della globalizzazione – delle “catene di valore” che ora sono cinesi, controllate e determinate dalla Cina.
Si riproduce, in grande, la confrontation con il Giappone degli anni 1980.   
Dal punto di vista del potere, è un’inversione dei ruoli che la crisi della globalizzazione ora comporta: richiedente è l’Occidente, anche se solo per interessi corporate, d’affari. Il mondo aveva assuto un altro equilibrio, e non ce n’eravamo accorti.

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