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lunedì 28 settembre 2020

Un’altra vita con Paolo Conte

Una rimpatriata. Una celebrazione di Conte, poeta, musicista, pittore (immaginista). Malinconica – “vedere tutto il tempo che è passato mi mette un po’ di malinconia” si dice lui stesso. Ma non per fatto personale: è un altro mondo, appena pochi decenni fa, Conte come De André, Modugno, Jannacci, un’altra canzone, un’altra musica. Solo diversa? Un fatto geenrazionale? No: musica, e poesia, a fronte del nulla, con tutti i suoi likes e followers.
Semplice, anche. “Mah, l’autobiografia serve, marginalmente. Asti è una città particolare. Non ha poeti. Siamo per le tragedie. Comporre canzoni è come fare il cinema, i luoghi sono importanti, ma servono gli sguardi, i tempi giusti, i sorrisi”. Con tanta musica naturalmente, dei primissimi interpreti di Conte, il ragazzo Celentano e Enzo Jannacci, Caterina Caselli, Milva, e di Conte passato e presente, e in giro per il mondo,  a Parigi in particolare, nei tanti concerti, compreso l’ultimissimo a luglio, e al San Carlo di Napoli. E tante testimonianze.  
Giorgio Verdelli, Paolo Conte – via con me

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